Václav #54

26 maggio - 8 giugno 2021

Il nuovo numero del Václav è il primo realizzato con l’ingresso nel nostro quartetto di Alessandro Grimaldi, da Budapest, che sostituisce uno dei co-fondatori di Centrum Report, Matteo Tacconi. Ringraziamo Matteo e diamo il benvenuto ad Alessandro! Iniziamo questa edizione 54 con un nuovo focus sull’andamento della pandemia e sulle campagne vaccinali nei quattro Paesi dell’Europa Centrale. Il quadro migliora ovunque e proseguono le riaperture, con isolate criticità. L’estate è alle porte e, con essa, un sospirato ritorno a una temporanea quasi normalità.

Ci occupiamo poi delle strette relazioni diplomatiche ed economiche fra Budapest e Pechino, con le proteste nella capitale ungherese contro l’apertura dell’ateneo cinese Fudan capeggiate dal primo cittadino e futuro candidato premier dell’opposizione, Gergely Karácsony. In Repubblica Ceca, invece, resta in sella il primo ministro Andrej Babiš, che ha ottenuto una sofferta fiducia in parlamento, ma è travolto da nuovi scandali. Dopo le dimissioni di Igor Matovič resta incerta la situazione anche in Slovacchia, dove potrebbe tornare in auge un altro ex premier, Peter Pellegrini. Resta solido il governo polacco, che però è alle prese con numerose problematiche energetiche e attraversato da polemiche interne legate alla precaria situazione nella vicina Bielorussia.

Concludiamo in tono leggero, con una panoramica sulle quattro nazionali di calcio del Paesi V4 presenti agli Europei di calcio che prenderanno il via l’11 giugno. Buona lettura!



Di vaccini & riaperture

Apriamo questa edizione con il nostro riepilogo aggiornato sulla situazione epidemica e vaccinale nei quattro di Visegrád. Continua la discesa della curva dei contagi in Polonia: nelle ultime due settimane quasi costantemente sotto i mille nuovi casi al giorno. Diminuiscono anche i decessi, sotto quota 100. Procede così senza intoppi il programma di riaperture previsto dal governo. Il 28 maggio bar e ristoranti sono tornati ad accogliere i clienti all’interno dei loro locali. Un nuovo allentamento prevede l’aumento del limite del numero degli invitati alle feste di matrimonio. Passa da 50 a 150, escludendo le persone che hanno ricevuto il vaccino. La notizia su Reuters. Intanto procede la campagna vaccinale. Ad aver ricevuto la prima dose è il 38,5% della popolazione, mentre il ciclo vaccinale è stato completato dal 21,6% delle persone, dato superiore alla media europea.

Buone nuove anche in Slovacchia, dove i nuovi casi giornalieri restano sotto i 300 da due settimane e i posti occupati in terapia intensiva nel Paese sono solo 72. Questo farà sì che in due distretti verranno eliminate quasi del tutto le restrizioni, limitandosi a un semplice monitoraggio. Il 16,8% dei cittadini ha già completato il ciclo di vaccinazioni per un totale di 2 milioni e 720mila dosi somministrate. Dopo mesi di polemiche, costate la poltrona di premier a Igor Matovič, il Paese ha aperto al vaccino russo Sputnik, nonostante la mancata approvazione dell’Ema e dell’ente nazionale del farmaco. Lo stesso ministro della Sanità, Vladimír Lengvarský, ha dichiarato che non vorrebbe essere vaccinato con Sputnik né lo consiglierebbe da medico. Il governo ha dato il via all’operazione, anche per smaltire le 200mila dosi già acquistate e rimaste in magazzino fino a oggi. Come riporta Politico, Lengvarský ha precisato che un prolungamento dell’utilizzo di Sputnik, con relativo acquisto di nuove dosi, è subordinato all’approvazione dell’Ema.

In Repubblica Ceca il 3 giugno è stata una giornata importante e a lungo attesa: per la prima volta in nove mesi non si sono registrate vittime collegate al Covid. Il tutto mentre continuano a scendere i nuovi contagi quotidiani e il Paese ha appena aperto l’accesso ai vaccini anche per la fascia di popolazione compresa fra i 16 e i 29 anni. Insomma, la situazione appare in netto miglioramento, tanto che il 7 giugno il governo ha varato un ulteriore alleggerimento delle restrizioni, concentrandosi su eventi culturali e capienza massima consentita negli eventi pubblici al chiuso. Via Radio Praga.

Infine l’Ungheria, dove sia i dati sui nuovi contagi quotidiani che sulle vittime da coronavirus sono ai minimi dall’autunno scorso. Al 7 giugno, 5 milioni e 254mila ungheresi hanno ricevuto una prima dose di vaccino, mentre 3 milioni e 966mila sono completamente vaccinati. Intanto, dopo essere stato il primo (e sinora l’unico) Paese europeo ad autorizzare l’inoculazione del siero cinese Sinopharm, il Paese ne diverrà presto anche produttore, realizzando un apposito impianto a Debrecen dopo un accordo raggiunto con Pechino. Lo riporta Deutsche Welle.


Al 7 giugno, l’Ungheria resta l’unico Paese del V4 nel quale le persone che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino superano il 50% della popolazione

Al 7 giugno, l’Ungheria resta l’unico Paese del V4 nel quale le persone che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino superano il 50% della popolazione


Ungheria

Budapest contro l'Università Fudan La toponomastica di Budapest si arricchisce di quattro nuove strade dal nome fortemente simbolico e indigesto al governo di Pechino. Sono state inaugurate viale Dalai Lama, via dei Martiri Uiguri, viale Hong Kong Libera e viale vescovo Hsie Si-kuang. Tutte e quattro si snodano sul luogo dove nel 2024 dovrebbe sorgere il primo campus fuori dalla Cina dell’Università Fudan, che ha sede a Shangai. È la protesta del sindaco liberale di Budapest Gergely Karácsony, candidato a primo ministro per le elezioni della primavera 2022, contro il maxi progetto fortemente voluto dal premier Viktor Orbán e dal suo partito, Fidesz. Il nuovo ateneo costerà ai contribuenti ungheresi quanto l'intero budget per l'istruzione 2019, sarà destinato a studenti cinesi e toglierà spazio e finanziamenti alla nuova città dello studente, che ospiterà circa 12mila fuorisede ungheresi. L’approfondimento di Politico.

Il Global Times, quotidiano in inglese organo del Partito Comunista Cinese, ha reagito alla mossa del sindaco di Budapest titolando "Vergogna" e assicura che il progetto dell’Università Fudan non subirà ritardi. Nell'articolo si afferma che la provocazione di un singolo politico non cambierà le relazioni amichevoli e i rapporti economici sempre più stretti con l’Ungheria. Sabato 4 giugno, migliaia di persone hanno sfilato per le strade di Budapest per protestare contro il progetto dell’ateneo cinese nella prima grande manifestazione in Ungheria del dopo terza ondata covid. Karácsony ha definito il progetto il «suicidio morale di Fidesz», mentre un sondaggio di Republikon evidenzia come due terzi degli ungheresi sono contrari all'arrivo dell'università cinese. Via Bbc.

 

Di traverso all’Unione Europea L'Ungheria ha posto il veto a una dichiarazione dell'Unione Europea contro la nuova legge sulla sicurezza imposta dalla Cina a Hong Kong. La notizia sulla Reuters. È la seconda volta in tre settimane che l'Ungheria si pone come unico Paese in dissenso a una posizione comune dell’Ue in politica estera; il precedente era la richiesta di cessate il fuoco tra Israele e Palestina. Come riporta Deutsche Welle, il sottosegretario agli Esteri tedesco, Miguel Berger, chiede una modifica del voto introducendo l'approvazione attraverso una semplice maggioranza qualificata.

 

Possibile terrorismo interno La Tek, il reparto antiterrorismo ungherese, ha fermato un 21enne studente universitario di Kecskemét, figlio di un noto avvocato. Il giovane è accusato di mantenere contatti con l’Isis e di prepararsi a un attentato terroristico suicida con l'uso di esplosivi. Si tratterebbe del primo caso di radicalismo islamico interno al Paese. La stampa conservatrice chiede l'inasprimento delle misure di controllo sugli islamici. Via Hungarian Spectrum.

 

Il Papa a Budapest dice solo messa Sta diventando un caso diplomatico il programma del prossimo viaggio del Papa in Europa Centrale. Bergoglio arriverà a Budapest il 12 settembre per officiare messa in piazza degli Eroi a chiusura del 52° Congresso Eucaristico Mondiale, che si svolgerà nella capitale magiara. Il Papa si fermerà solo per tre ore in Ungheria, il tempo della funzione, senza incontri ufficiali con il primo ministro Viktor Orbán e il presidente della Repubblica, János Áder. Uno sgarbo protocollare che ha pochi precedenti nella recente storia della diplomazia vaticana, anche perché – dopo avere lasciato Budapest – il Pontefice sarà in visita ufficiale per tre giorni e mezzo nella vicina Slovacchia. Alla base della scelta, le profonde divergenze di Bergoglio con il governo e parte del clero ungherese sull’immigrazione, oltre alla decisione di non influire sulla campagna elettorale per le politiche 2022. La notizia sul  Sismografo


Orbán incontra Johnson Incontro ufficiale a Londra il 28 maggio tra Viktor Orbán e Boris Johnson. Il premier ungherese è il secondo capo di Stato Ue, dopo l'irlandese Martin, ad essere ricevuto dal suo omologo britannico, dall'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea. Orbán e Johnson, che si sono sempre trovati vicini nelle critiche alla Commissione Ue, instaurano ora nuovi rapporti tra Regno Unito e Ungheria nell'era post Brexit. Sul tavolo dossier legati a energia e difesa, ma anche diritti umani e rapporti con la Cina. Ne scrive il Guardian. A margine l'inaugurazione, alla presenza del ministro degli Esteri ungherese Szijjártó, del primo negozio londinese di Nanushka, casa di moda giovane urbana ungherese che veste attrici come Emma Thompson e Uma Thurman.

Via dei Martiri Uiguri a Budapest, una delle quattro strade intitolate con nomi invisi a Pechino dal sindaco Gergely Karácsony nell’area in cui dovrebbe sorgere entro il 2024 il nuovo campus cinese (foto di Alessandro Grimaldi)

Via dei Martiri Uiguri a Budapest, una delle quattro strade intitolate con nomi invisi a Pechino dal sindaco Gergely Karácsony nell’area in cui dovrebbe sorgere entro il 2024 il nuovo campus cinese (foto di Alessandro Grimaldi)



Repubblica Ceca

Fiducia (risicata) al governo Babiš  Il premier Andrej  Babiš  resta in bilico, ma il 4 giugno la sua coalizione di governo ha incassato l’ennesima, sofferta, fiducia. È la terza volta che accade dall’insediamento del primo ministro, a fine 2017. In questa occasione, Babiš è uscito indenne da dodici ore di infuocato dibattito parlamentare grazie a un inatteso alleato, il Partito comunista di Boemia e Moravia (Kscm), i cui deputati sono usciti dall’aula in segno di protesta nel momento di sfiduciare il governo. Una mossa che ha impedito ai cinque partiti d’opposizione (tre conservatori e due liberali) di raggiungere i 101 voti necessari a fare cadere Babiš. Il resoconto di Radio Praga.

Di certo, ad appena quattro mesi alle parlamentari di ottobre, il futuro dell’attuale premier appare precario. Da un lato, l’inefficace gestione della pandemia lo ha reso un facile bersaglio politico. Dall’altro, i suoi problemi giudiziari si moltiplicano, tanto da suggerire ai cittadini cechi iniziative curiose come questa. Il caso del gruppo Agrofert di sua proprietà, nonostante un evidente conflitto di interessi, si è ora allargato al resort ‘Capi Hnizdo’ (Nido di cicogna) situato a una cinquantina di chilometri da Praga. Il premier ceco è accusato di avere ottenuto tramite Agrofert stessa e utilizzato in modo indebito fondi dell’Unione Europea pari a due milioni di Euro. Via Reporting Democracy.

 

Resta acceso lo scontro sulla lignite Continua lo scontro politico fra Praga e Varsavia sulla miniera a cielo aperto di lignite in territorio polacco di Turów del quale vi abbiamo riferito in precedenti edizioni del Václav. Nonostante il recente pronunciamento della Corte di giustizia dell’Unione europea – che ne aveva richiesto una chiusura temporanea – la Polonia si è opposta e la miniera resta in funzione. Non solo. Per voce del premier Mateusz Morawiecki, il governo polacco chiede a quello ceco di ritirare il proprio ricorso presso la Corte di giustizia dell’Ue. Praga rifiuta di farlo, insistendo che l’impianto polacco è dannoso per l’ambiente e inquina le falde acquifere. Nel frattempo, il 26 maggio, Varsavia aveva annunciato di avere trovato un accordo sul tema con il governo Babiš, con il premier ceco costretto a smentire. Di certo vi è solo che l’esecutivo polacco ha rinnovato la concessione all’estrazione di lignite nella miniera fino al 2044, ignorando le proteste di Praga. Della vicenda si occupa anche un reportage del New York Times.

 

Violenza di Stato sulle donne rom Per quasi mezzo secolo molte centinaia di donne rom furono soggette a sterilizzazione forzata. La pratica ebbe inizio in modo semi-ufficiale nell’allora Cecoslovacchia comunista, ma è proseguita almeno fino al 2012 per contenere le nascite della comunità romani nel Paese. Si stima che almeno 400 donne rom vennero sterilizzate dalle autorità cecoslovacche e poi ceche contro la propria volontà. Nel 2009 l’allora governo ceco si scusò per questa flagrante violazione dei diritti delle interessate, ma non diede seguito alla propria ammenda. Dodici anni dopo, il 4 giugno, la Camera bassa del parlamento di Praga ha deciso che le donne rom che subirono una sterilizzazione forzata fra il 1966 e il 2012 abbiano diritto a un indennizzo economico. Tocca ora al Senato e al presidente della Repubblica, Miloš Zeman, dare il via libera alla proposta. Ne scrive Associated Press.

 

Verso cognomi paritari I cognomi delle donne ceche assumono la desinenza femminile di quelli dei loro padri o mariti. Ad esempio, ecco perché le mogli dell'ex presidente cecoslovacco e poi ceco Václav Havel, Olga e Dagmar, presero il cognome Havlová. Le uniche eccezioni sinora consentite riguardano donne ceche sposate con stranieri o trasferitesi all'estero. Presto questa convenzione potrebbe cambiare anche nella Repubblica Ceca, dando alle donne che lo desidereranno la possibilità di scegliere se adoperare il proprio cognome inalterato. La proposta arriva dal ministro della Giustizia, Helena Valková, che ha definito la situazione attuale «una forma ingiustificabile di disuguaglianza» tenuto conto anche di come nella vicina Slovacchia le donne possano già scegliere di mantenere il proprio cognome, senza declinarlo. Il 2 giugno la Camera bassa del parlamento si è espressa a favore dal cambiamento con 91 voti a favore e 33 contrari. L'ultima parola in proposito spetta ora al Senato. Se ne occupa la Bbc.

 

30 anni dal primo supermercato Il 6 giugno 1991 apriva nell'allora Cecoslovacchia il primo supermercato del Paese. A differenza di quanto accaduto nella vicina Polonia, dove la grande distribuzione locale esisteva sin dal 1962 con l'apertura del Supersam di Varsavia, la Cecoslovacchia attese la fine del comunismo per accogliere qualcosa di simile. Come svela Radio Praga, il primo grande punto vendita a scaffali aperti inaugurato nel Paese fu il 'Mana' di Jihlava, cittadina mineraria 130 chilometri a sud-est di Praga. Nei mesi successivi all’apertura, quel primo supermarket divenne così popolare da attirare frotte di turisti da ogni angolo del Paese, per provare l'emozione di farvi la spesa. Il Mana di Jihlava – al pari di quello di Praga che aprì una settimana dopo – aveva alcune peculiarità. I clienti che ordinavano la carne dall'apposito bancone, ad esempio, non dovevano sorbirsi lunghe code in piedi come nelle vecchie macellerie statali, ma ottenevano un tagliando numerico e potevano sorseggiare un caffè in attesa che il loro ordine fosse pronto. Quel primo punto vendita Mana chiuse i battenti nel 1999 ma oggi, a distanza di appena trent'anni, i supermercati presenti nella sola Repubblica Ceca sono circa 1500.

Un’immagine risalente al 6 giugno 1991, giorno dell’inaugurazione del primo supermercato nell’allora Cecoslovacchia, il ‘Mana’ di Jihlava. (Foto Ahold)

Un’immagine risalente al 6 giugno 1991, giorno dell’inaugurazione del primo supermercato nell’allora Cecoslovacchia, il ‘Mana’ di Jihlava. (Foto Ahold)



Slovacchia


Crollo Matovič, rispunta Pellegrini La gestione incerta della pandemia da parte del governo non ha giovato al partito di maggioranza OL’aNO. Un recente sondaggio sulle intenzioni di voto degli slovacchi mostra come, a 15 mesi delle elezioni, il partito dell’ex premier Matovič avrebbe solo l’8,8% dei consensi. Un crollo significativo per una forza politica che è entrata in parlamento 14 mesi fa con il 25% dei voti. Sempre secondo i sondaggi, riportati da Buongiorno Slovacchia, sarebbe pronto a tornare in scena l’ex premier socialdemocratico Peter Pellegrini alla guida del suo nuovo partito Hlas-Sd, nato dopo la scissione dal partito socialdemocratico di Robert Fico. Il quale a sua volta è al terzo posto nei sondaggi. Sotto la soglia di sbarramento, invece, il partito di estrema destra L’sns, guidato dal discusso Marian Kotleba.

 

Pavla Holcová, sulle orme di Kuciak I nostri lettori forse ricorderanno il nome di Pavla Holcová, giornalista investigativa ceca e co-fondatrice del centro investigativo di Bratislava dedicato alla memoria di Jan Kuciak a cui Lorenzo Berardi ha dedicato tempo fa un ricco longform. Proprio negli scorsi giorni, Holcová ha ottenuto il prestigioso premio Cfj Knight International Journalism Award per le sue inchieste sui legami tra la criminalità organizzata italiana e le autorità slovacche. Le stesse che aveva iniziato Jan Kuciak prima del suo assassinio e che Holcová – ex collega del reporter assassinato tre anni fa – ha portato avanti. Se ne parla su Buongiorno Slovacchia.

 

L'autostrada della discordia Osservando una mappa stradale della Slovacchia si può notare come tra le due città principali, la capitale Bratislava e il centro economico e industriale di Košice, non ci sia un collegamento autostradale diretto. In realtà anche se un'autostrada è in cantiere da tempo, un'altra sta per nascere in territorio ungherese, e quindi concorrenziale, per collegare i due estremi della Slovacchia. Come racconta Simone Benazzo su Linkiesta, un nuovo tratto autostradale magiaro potrebbe diventare il migliore collegamento tra i due centri urbani più importanti della Slovacchia. In gioco non c’è solo un tema logistico, ma anche geopolitico.


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Polonia

Tra Baltic Pipe e North Stream 2 La Danimarca ha ritirato il permesso necessario alla costruzione del tratto del gasdotto Baltic Pipe previsto sul suo territorio. Una brutta battuta d’arresto per la Polonia, che conta sulla realizzazione dell’opera per ridurre la propria dipendenza energetica dalla Russia. Il gasdotto dovrebbe infatti rifornirla del gas proveniente dalla Norvegia. Secondo quanto riferito da Associated Press, le autorità danesi avrebbero ritirato la concessione dopo che è emerso che non erano state prese in considerazione tutte le misure necessarie per la protezione dell’ambiente. Varsavia ostenta ottimismo, auspicando che si tratti di un problema temporaneo.

La notizia giunge in concomitanza con l’annuncio da parte del presidente russo Vladimir Putin, del completamento della prima linea del North Stream 2. Si tratta di una delle grandi opere più controverse degli ultimi anni. Permetterà alla Russia di rifornire di gas la Germania, tagliando fuori Polonia e Ucraina. Varsavia ha avversato duramente il progetto negli ultimi anni, contando sull’appoggio degli Stati Uniti, che tuttavia un paio di settimane fa hanno ritirato le sanzioni alle compagnie coinvolte nei lavori. Da Deutsche Welle

 

Olga Tokarczuk sotto attacco Un’intervista alla scrittrice Olga Tokarczuk, pubblicata dal Corriere della Sera, ha scatenato feroci polemiche in Polonia. La premio Nobel per la letteratura 2018 avrebbe paragonato la situazione vissuta dalla comunità Lgbt+ nel suo Paese a quella della società bielorussa: entrambe pagherebbero la lentezza di reazione dell’Unione europea nei confronti dei rispettivi governi. Questo passaggio sarebbe stato mal interpretato e non ci sarebbe stato alcun collegamento tra i due Paesi. Tuttavia Tokarczuk è stata accusata da esponenti della destra conservatrice di promuovere un sentimento anti polacco. Su Twitter è diventato di tendenza l’hashtag “Odeślij Oldze książkę” (rimanda indietro a Olga un libro). Molti hanno dichiarato di voler rispedire all’autrice copie dei suoi libri in loro possesso. Lo riporta Notes From Poland. Tokarczuk ha deciso di organizzare un’asta di beneficenza con i libri ricevuti. Il ricavato servirà a fondare un’associazione a favore dei diritti Lgbt+.

 

Un’uscita infelice Nei giorni scorsi la leader dell’opposizione bielorussa Sviatlana Tsikhanouskaya ha incontrato il sindaco di Varsavia, Rafał Trzaskowski, per chiedere maggiore pressione da parte dell’Europa nei confronti del regime di Aleksandr Lukashenko. La decisione di incontrare uno dei principali esponenti dell’opposizione polacca non è piaciuta al vicepresidente del Sejm, Marcin Terlecki «Se Tsikhanouskaya vuole pubblicizzare l’opposizione antidemocratica in Polonia e parlare agli incontri di Trzaskowski - ha scritto in un tweet -  che cerchi aiuto a Mosca, e ci lasci supportare un’opposizione bielorussa che non sta dalla parte dei nostri avversari». La dichiarazione ha suscitato molte reazioni, e da più parti sono state invocate le dimissioni di Terlecki. La notizia su Reuters.

 

Liberati alcuni detenuti polacchi in Bielorussia Tre donne della comunità polacca bielorussa, arrestate nei mesi scorsi dalle autorità di Minsk, sono state liberate ed espulse dal Paese. Irena Biernacka, Maria Tiszkowska e Anna Paniszewa sono arrivate in Polonia, dove hanno raccontato le brutalità subite durante la loro detenzione. Altre due persone rimangono agli arresti. Si tratta di Andżelika Borys, a capo dell’associazione Polacchi in Bielorussia, e del giornalista Andrzej Poczobut. Via Associated Press.

 

La Polonia dei neon Tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso le notti polacche si illuminarono grazie all’ampio utilizzo di luci al neon. Le autorità comuniste lo vedevano come un segno di modernità e ne promossero la diffusione. Successivamente gli alti costi di gestione e la crisi economica portarono a un progressivo spegnimento della maggior parte di queste insegne. Oggi sono tornate di moda in Polonia. Ne scrive Giuseppe Sedia sul Manifesto. Anche noi ce ne eravamo occupati: un paio d’anni fa Matteo Tacconi, aveva intervistato i fondatori del Neon Museum di Varsavia.

 

Alla riscoperta di Białowieża La foresta di Białowieża è quel che rimane dell’antica foresta che migliaia di anni fa si estendeva su tutta Europa. La rivista Forbes l’ha inserita tra le cinque destinazioni faunistiche più sottovalutate e meno conosciute dell’Unione europea. Patrimonio dell’Unesco dal 1979, la foresta si estende per 141mila ettari al confine tra la Polonia nord orientale e la Bielorussia occidentale. Costantemente minacciata dall’intervento dell’uomo, è l’habitat della più grande comunità di bisonti europei, l’animale terrestre più pesante d’Europa. Ne scrive Kafkadesk.


Le nazionali V4 verso Euro 2020


Quando mancano appena tre giorni all'inizio degli Europei di calcio, la Slovacchia si prepara ad affrontare un’ostica prima fase, nella quale sfiderà Spagna, Polonia e Svezia. La Gazzetta dello Sport ha dedicato una breve scheda alla nazionale capitanata dall’ex stella del Napoli, Marek Hamšík, e sulle sue aspettative nella rassegna continentale. L’obiettivo principale è quello di fare bella figura, evitando di trasformarsi in squadra materasso e provando magari a centrare una qualificazione che non sembra del tutto impossibile. L’esordio sarà il 14 giugno contro la Polonia.

E proprio l’undici polacco del neo-allenatore lusitano Paulo Sousa ripone molte aspettative in questa edizione degli Europei. Per i biancorossi, guidati dall’eterno cannoniere Robert Lewandowski e che si presentano all’appuntamento con un mix di senatori e nuove leve, un’eventuale eliminazione nella fase iniziale sarebbe un fallimento. Specie considerando che nell’edizione 2016 degli Europei la Polonia uscì solo ai quarti di finale ai rigori contro il Portogallo, futuro campione. Una curiosità: fra i 26 convocati da Sousa, ben sette giocatori militano in squadre italiane.  

Girone di ferro per l’Ungheria che scenderà in campo il 15 giugno proprio contro il Portogallo. Oltre ai campioni in carica la nazionale guidata dal tecnico italiano Marco Rossi dovrà vedersela anche con due candidate alla vittoria finale come Francia e Germania, ma avrà il vantaggio di giocare in casa le partite del proprio gruppo. E anche se la capienza della Puskás Aréna di Budapest sarà limitata, la spinta del pubblico potrebbe rivelarsi importante per un passaggio al turno a eliminazione diretta che avrebbe del miracoloso. Specie considerando che i magiari dovranno fare a meno del loro giocatore più rappresentativo, il centrocampista Dominik Szoboszlai, escluso dai convocati per un infortunio.

Dopo la sonora sconfitta rimediata dalla Nazionale di Roberto Mancini nell’ultima amichevole pre-Europeo, la Repubblica Ceca dovrà riorganizzarsi in fretta. Nonostante tutto, la selezione guidata da Jaroslav Šilhavý ha buone chance di entrare fra le prime due in un gruppo abbordabile, che comprende Inghilterra, Croazia e Scozia. Rispetto al recente passato mancano in squadra stelle di prima grandezza, ma il collettivo capitanato da Vladimir Darida ha le carte in regola per fare bene. L’avventura comincia il 18 giugno all’Hampden Park di Glasgow contro la Croazia.

Per i più meticolosi sulle rose e sui punti di forza di tutte le nazionali presenti a questa edizione degli Europei, selezioni dei V4 comprese, segnaliamo la monumentale guida interattiva del Guardian con focus su ogni singolo calciatore del torneo.




La Ferenc Puskás Aréna di Budapest. Inaugurato nel 2019, lo stadio ospiterà alcuni incontri di Euro 2020, a cominciare da quelli del gruppo F, che comprende i padroni di casa dell’Ungheria.

La Ferenc Puskás Aréna di Budapest. Inaugurato nel 2019, lo stadio ospiterà alcuni incontri di Euro 2020, a cominciare da quelli del gruppo F, che comprende i padroni di casa dell’Ungheria.

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