Václav #55
9-25 giugno
L’arrivo dell’estate e la generale buona tendenza delle campagne vaccinali nei Paesi europei permetteranno un ritorno agli spostamenti internazionali all’interno dell’area Schengen e dunque anche nei Paesi del V4. Per questo motivo, apriamo quest’edizione di Václav con un focus specifico legato alle restrizioni di viaggio nei quattro Paesi di nostra competenza. Ovviamente le informazioni sono in continuo aggiornamento e diverse novità potrebbero arrivare a partire dal 1° luglio.
Dopo questa finestra di servizio pubblico, la nostra consueta carrellata di notizie. Tra le altre evidenziamo il ritorno sulla scena politica di Donald Tusk in Polonia, la controversa legge sull’educazione sessuale voluta dal governo ungherese e i problemi dimostrati da Slovacchia e Repubblica Ceca con minoranze e migranti.
In coda una ricca Terza Pagina e uno speciale su Euro2020. Il torneo è arrivato alla fase a eliminazione diretta orfano di Slovacchia, Polonia e Ungheria, mentre la Repubblica Ceca si è qualificata addirittura per i quarti di finale.
Buona lettura!
Viaggiare in V4 - Indicazioni
Oggi la Polonia è aperta ai turisti italiani e di tutta l'area Schengen senza restrizioni particolari di movimento. Chi non desidera passare un periodo di quarantena all'arrivo del Paese deve tuttavia presentare il risultato di un test PCR o antigenico negativo al Covid-19 effettuato entro le 48 ore precedenti al viaggio. Questa restrizione non si applica ai viaggiatori dotati di un pass vaccinale europeo. Maggiori informazioni qui.
Simile la situazione per i viaggiatori diretti in Slovacchia dove è possibile entrare senza restrizioni né isolamento se si proviene da un Paese dell’Unione europea o da altri indicati nella ‘lista verde’ dei Paesi meno a rischio. In particolare, è richiesto il certificato vaccinale o un test PCR negativo effettuato entro 72 ore prima del viaggio, o un test antigenico effettuato nelle 24 ore precedenti se si arriva da Paesi direttamente confinanti.
Ingressi facilitati anche in Repubblica Ceca a partire dallo scorso 21 giugno con un test PCR negativo effettuato entro le 72 ore precedenti al viaggio o in possesso di certificato vaccinale. Chi ha ricevuto il vaccino monodose verrà considerato come effettivamente vaccinato solo dopo 22 giorni dall’inoculazione. Un resoconto qui.
Restano attualmente chiusi i confini ungheresi per tutti i cittadini stranieri eccetto quelli residenti nel Paese oppure per chi deve entrare per comprovati motivi di studio o lavoro. Esenzione dalla quarantena per chi esibisce un certificato che ne garantisca l’immunità (per vaccinazione o guarigione) o due test negativi, uno prima e uno dopo l’arrivo. Sono previsti cambiamenti a partire da luglio.
Ungheria
Controversa legge antipedofilia
Il parlamento ungherese ha approvato una legge antipedofilia che proibisce l'esposizione dei minori a contenuti pornografici o che raffigurino l’omosessualità, suscitando accuse di discriminazione basata sull'orientamento sessuale. La cronaca su Il Fatto Quotidiano.
Nel corso di manifestazioni di protesta tenutesi a Budapest, associazioni e Ong per la difesa dei diritti civili hanno chiesto, inascoltati, al Presidente della Repubblica János Áder di non controfirmare la legge. Come riportato da Associated Press il premier Viktor Orbán sostiene che il provvedimento sia teso alla protezione dei minori e a porre solo la famiglia come centro dell'educazione del bambino.
La legge ha avuto ampia risonanza a Bruxelles. Ultimo atto l'aspro scontro al Consiglio europeo, preceduto dalla lettera firmata da 14 capi di governo alla Presidentessa della Commissione europea Ursula von der Leyen per invitarla ad usare gli strumenti comunitari esistenti contro l'infrazione dei trattati. La cronaca su Repubblica.
Politico riporta invece come il premier olandese Rutte abbia chiesto all'Ungheria di utilizzare l'articolo 50 del trattato e di uscire dall'Ue se non condivide i suoi valori fondanti.
Stop Fudan
Dopo la protesta di migliaia di persone in piazza a Budapest contro la costruzione della prima sede estera della cinese Fudan University, il governo ungherese ha dichiarato che i progetti son ben lungi dall'essere definitivi. Una volta pronti, presumibilmente solo dopo le elezioni della primavera 2022, verrà indetto un referendum sul tema. Un arretramento, ma non un abbandono di uno dei cardini dell'avvicinamento dell'Ungheria alla Cina, che ha visto anche il massiccio utilizzo del vaccino cinese Sinopharm e il rilancio della modernizzazione della Budapest-Belgrado, finanziato dal gigante asiatico. Se ne parla su Le Monde.
Secondo Federico Fubini sul Corriere della Sera, la partecipazione alla protesta contro l'università cinese e i sondaggi che danno Fidesz in svantaggio rispetto alla somma dei consensi dei partiti di opposizione testimoniano l'inizio della disaffezione degli ungheresi per le politiche muscolari di Orbán. Stesse considerazioni per Andrew Higgins tra gli editoriali del New York Times, che osserva una identica parabola anche per Polonia e Slovenia.
Foto dalla manifestazione anti-Fudan a Budapest.
Gli ungheresi tornano a Kabul
Sono appena tornati in Ungheria al termine di una lunghissima operazione Nato in Afghanistan, ma Orbán ha già annunciato, al termine di un incontro con il presidente turco Erdogan, che i soldati ungheresi riprenderanno il loro posto a Kabul. Torneranno ad assumere la difesa dell’aeroporto internazionale all'interno di un contingente composto da forze ungheresi, turche e pachistane. Ad Ankara serve il know-how operativo ungherese e Orbán vuole ottenere maggiore influenza ai prossimi tavoli Nato. Se ne parla su Middleeasteye.
Biden e l'Ungheria
Joe Biden è uno dei pochi presidenti americani a poter dire di conoscere bene l’Europa. Merito di una carriera politica che lo ha visto a lungo membro della commissione esteri del Senato statunitense. Tra i suoi "5 posti del cuore" nel Vecchio Continente elencati da Politico c'è anche l'Ungheria, che visitò nel '77 unendo il suo viaggio di nozze sul lago Balaton a un incontro ufficiale col Segretario generale del partito socialista operaio János Kádár. In quell’occasione Biden garantì la restituzione della Santa Corona ungherese, finita a Fort Knox all'indomani della guerra. Per questo gesto, sottolinea sempre Politico, si è meritato un posto nel cuore degli ungheresi.
Slovacchia
La sorte di Sputnik
Il deludente andamento della campagna vaccinale è stato condizionato in parte dal dibattito sorto intorno al vaccino russo Sputnik V. Nei mesi scorsi l’acquisto di 200mila dosi senza aver consultato gli alleati di governo, era costato il posto al primo ministro Igor Matovič. Dopo mesi di attesa, una parte di quelle dosi è stata utilizzata. Sono 8mila le persone che hanno scelto di farsi inoculare il vaccino russo, mentre altre 14mila dosi sono state stoccate come riserva. Il resto verrà ceduto o donato ad altri Paesi. Ne scrive Euractiv.
Processo Kuciak, annullata la sentenza
Ennesimo colpo di scena nel processo a carico dell’imprenditore Marian Kočner e della sua socia Alena Zsuzsová. I due sono accusati di essere i mandanti dell’omicidio del giornalista investigativo Ján Kuciak e della sua fidanzata Martina Kušnírová. Nello scorso settembre i giudici avevano giudicato innocenti Kočner e Zsuzsová, per insufficienza di prove. Qualche giorno fa la Corte Suprema ha annullato quella sentenza. Troppi gli errori commessi durante il processo. Il caso viene dunque rimandato alla Corte penale specializzata (Šts). A riesaminarlo sarà lo stesso collegio giudicante che si era pronunciato per l’assoluzione. La notizia sulla Bbc e su Buongiorno Slovacchia.
Recovery Fund, 900 milioni in meno
La Slovacchia riceverà da Bruxelles 900 milioni di Euro in meno per il piano di rilancio. Lo ha dichiarato il ministro delle Finanze, ed ex premier, Igor Matovič. Secondo quanto riporta Euractiv questa cifra è frutto di un ricalcolo sulla base del piano di risanamento previsto di 6,3 miliardi di Euro. Non è stato però precisato chi abbia effettuato questo ricalcolo. Matovič sostiene che il motivo principale del taglio sia dovuto allo sviluppo economico del Paese, migliore di quanto previsto dalla Commissione europea a inizio pandemia.
No al ricollocamento dei rifugiati
In un’intervista esclusiva concessa a France 24 il ministro degli Esteri Ivan Korčok ha ribadito il no della Slovacchia ad accogliere una parte delle 1400 persone sbarcate poche settimane fa a Lampedusa «Non siamo nella posizione di dire che ricollocheremo i rifugiati perché questo è semplicemente il consenso interno alla Slovacchia». Durante l’intervista Korčok ha dichiarato che il suo Paese sta offrendo altre forme di solidarietà e si è dichiarato contrario alle quote obbligatorie, perché rappresentano un fattore di attrazione per i migranti.
Repubblica Ceca
Tornado in Moravia
Un tornado con picchi di velocità superiore ai 200 chilometri orari ha investito una vasta area, nella regione della Moravia meridionale, nei pressi di Brno. L’evento ha causato cinque morti, 150 feriti e almeno un migliaio di sfollati. Il governo ceco ha dichiarato lo stato d’emergenza e si prepara ai lavori di ricostruzione. I dettagli sul Post.
Parlamento europeo contro Babiš
Non ha ancora trovato soluzione l’annosa questione dei conflitti di interesse del premier ceco Andrej Babiš in merito al suo accesso a ingenti fondi europei in quanto titolare del colosso agroalimentare Agrofert. L’Europa non sembra voler soprassedere sulla questione e il parlamento di Bruxelles ha recentemente votato una risoluzione affinché la Commissione prenda dei provvedimenti. Ovvia soddisfazione è arrivata dai banchi dell’opposizione al parlamento ceco. Se ne parla su Radio Prague International.
Scontro Praga-Pechino sull’asse olimpico
Continua la politica di aperta avversione da parte della Repubblica Ceca nei confronti della Cina. Il senato ha fatto formale richiesta al governo di boicottare i Giochi olimpici invernali che si terranno a Pechino nel 2022. La richiesta ratifica quella già portata avanti da numerosi Paesi occidentali, Italia compresa, e prevede oltre al boicottaggio una richiesta al Cio perché venga valutata la conformità delle politiche cinesi con la carta dei valori olimpici. I temi mossi sono quelli dei diritti umani in Tibet, a Hong Kong e nei confronti della minoranza uigura. Un articolo su Kafkadesk fa luce sulla situazione.
George Floyd ceco
Il 12 giugno un cittadino ceco di etnia romani è morto dopo essere stato fermato da tre agenti di polizia che lo hanno immobilizzato schiacciando con le ginocchia la sua cassa toracica. L’uomo si chiamava Stanislav Tomas e sui media locali e internazionali la sua vicenda rimbalza come quella di un “George Floyd ceco” viste le inquietanti somiglianze tra questo caso e quello dell’omicidio del cittadino di Indianapolis. La polizia ceca ha emanato un comunicato nel quale smentisce la responsabilità degli agenti e fa riferimento a un’autopsia secondo la quale Tomas è morto a causa di un’overdose in corso. Segnala inoltre come l’uomo fosse un pregiudicato e che al momento dell’arresto era sotto effetto di sostanze psicotrope. Le voci difficilmente si fermeranno. Su Euronews, anche un approfondimento sulle discriminazioni subite dalla comunità romani in Repubblica Ceca.
L’estate calda dei movimenti
Milion chvilek pro demokracii (Un milione di momenti per la democrazia) è il movimento di piazza più forte e organizzato tra quelli che muovono l’opinione pubblica ceca contraria alle politiche del governo Babiš e del Presidente della Repubblica, Zeman. In attesa delle elezioni del prossimo autunno, i coordinatori di Mcpd sono di nuovo pronti a riempire le piazze e le strade di Praga per manifestare, e magari concentrare in un’offerta politica chiara, il loro dissenso. Un lungo approfondimento su Reporting democracy a cura di Tim Gosling.
Polonia
Il ritorno di Tusk
L'ex primo ministro polacco ed ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk è pronto a tornare sulla scena politica nazionale per prendere le redini di Coalizione Civica (Ko), il cartello di opposizione guidato dal suo ex partito, Piattaforma Civica (Po). Lo scrive Maria Wilczek su Politico, secondo cui l'attuale presidente del Partito popolare europeo (Ppe) ufficializzerà il proprio ritorno già il 30 giugno.
Non è la prima volta che Tusk pare vicino a tornare in patria per rilanciare l'opposizione. L'anno passato si era ipotizzata una sua candidatura a presidente della Repubblica, mentre nel 2019 si era ventilato un suo interesse a fondare un nuovo partito d'opposizione prima delle elezioni politiche poi vinte da Diritto e Giustizia (PiS). Indiscrezioni che non vennero confermate dai fatti. Se un rientro di Tusk in Polonia dovesse concretizzarsi, bisognerebbe capire quale ruolo assumerebbe all'interno di Ko, in perdurante crisi di consensi nonostante il buon risultato ottenuto dal suo candidato e attuale sindaco di Varsavia, Rafał Trzaskowski, alle ultime presidenziali.
Lo schiaffo di Rzeszów
Nel frattempo, un successo per le opposizioni arriva da Rzeszów, capoluogo di una regione - la Precarpazia, a sud-est del Paese - che è una tradizionale roccaforte del PiS. Rzeszów, tuttavia, era guidata dal 2002 dall'anziano sindaco Tadeusz Ferenc, appartenente al partito di centrosinistra Alleanza della Sinistra Democratica (Sld), dimessosi dal proprio incarico a febbraio per motivi di salute. Il suo successore è il 44enne Konrad Fijołek, sostenuto da Ko e appoggiato da molte altre forze d'opposizione. Nel voto del 13 giugno ha prevalso al primo turno con il 56,5% delle preferenze su due candidati di partiti appartenenti all'attuale governo. L'inattesa disfatta di Rzeszów conferma come le frizioni interne alla maggioranza possano rivelarsi decisive per disperderne i consensi e avvantaggiare le opposizioni. Un campanello d'allarme per l'esecutivo. Se ne occupano Tommaso Di Felice su East Journal e Gazeta Wyborcza (in inglese).
Maggioranza a rischio
A livello nazionale, il PiS segnala pericolose crepe nella sua rappresentanza parlamentare. Tre deputati hanno infatti lasciato il gruppo parlamentare di Diritto e Giustizia, in aperta polemica con le posizioni di partito sull’energia che si sono fatte ultimamente più concilianti con le richieste degli ecologisti e dell’Ue. I tre deputati daranno vita a un gruppo parlamentare separato chiamato Wybór Polska (Scelta Polonia) e hanno dichiarato che valuteranno come schierarsi caso per caso. Di certo c’è che, dopo questa defezione, il gruppo del PiS alla camera non ha più la maggioranza e dovrà sempre più appoggiarsi ai traballanti alleati. I dettagli su Notes From Poland.
Il sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski in compagnia della moglie e della vice-sindaca Aldona Machnowska alla Parada Równości. Fonte: pagina facebook ufficiale di Rafał Trzaskowski.
In marcia per i diritti Lgbtq+
Dopo che nel 2020 si era svolta online per via della pandemia, il 19 giugno ha sfilato per le strade di Varsavia una nuova edizione della Parada Równości. All'evento, organizzato per promuovere il tema dell'uguaglianza e il rigetto dell'odio verso la comunità Lgbtq+, hanno partecipato migliaia di persone, compreso il sindaco della capitale Trzaskowski. Mara Savigni su East Journal racconta i motivi per cui l'evento di quest'anno è stato particolarmente significativo in un periodo in cui, sia in Polonia che nella vicina Ungheria, l'ostilità dei governi verso le persone Lgbtq+ e la loro presunta 'ideologia' è tangibile. Un reportage del Time, invece, racconta la storia del sacerdote cattolico e attivista pro-Lgbtq+ Szymon Niemiec, che partecipa alla Parada Równości sin dalla sua prima edizione, nel 2001.
La scalata di Ordo Iuris
Nel maggio scorso a Varsavia, è stato inaugurato un nuovo ateneo, il Collegium Intermarium il cui primo anno accademico inizierà a ottobre. Dietro al sofisticato nome in latino, si cela un'università specializzata in studi di giurisprudenza co-finanziata dallo Stato e voluta da Ordo Iuris, la potente associazione ultracattolica che ha più volte proposto un inasprimento della legislazione sull'aborto. Creata nel 2013 da un gruppo di avvocati polacchi e molto vicina alle posizioni più ultraconservatrici dell'attuale governo, in soli otto anni l'associazione è divenuta molto potente e altrettanto temuta. Claudia Ciobanu ne racconta l'ascesa su Balkan Insight.
Emergenza aviaria
Dall'autunno dell'anno passato a giugno di quest'anno, la Polonia ha perso 13 milioni e mezzo di volatili da cortile. Otto milioni di galline, due milioni di polli, due milioni di tacchini e un milione di anatre sono morti o sono stati eliminati per ragioni sanitarie a seguito di un'epidemia di influenza aviaria senza precedenti nel Paese, ma rimasta lontana dai riflettori. Le ripercussioni sull'economia del settore si annunciano devastanti per quello che è oggi il maggiore produttore di pollame nell'Unione europea. L'aggravarsi della situazione sta convincendo alcuni amministratori locali a ripensare l'economia del loro territorio, monopolizzata da allevamenti intensivi di volatili da cortile negli ultimi anni. L'approfondimento di Wojciech Kość sul Guardian.
Aria viziata
Anche quest'anno le città polacche si posizionano ai primi posti nella poco invidiabile graduatoria delle più inquinate d'Europa stilata dall'Agenzia europea dell'ambiente (Eea). Nowy Sącz, nel sud del Paese, è il centro urbano con la peggior qualità dell'aria nell'Ue con una concentrazione media di polveri sottili Pm 2,5 quasi tre volte superiore a quella consentita dall’Oms. Altre quattro città polacche - fra cui Cracovia - risultano nella lista delle dieci peggiori in Europa. Leggermente meno negativa la situazione di Varsavia, Łódź, Wrocław e Poznań dove la concentrazione di polveri sottili resta comunque fra il 50% e l'80% superiore ai livelli di guardia. L'articolo di Notes from Poland.
Punto su Euro2020
L'Ungheria è stata una delle grandi sorprese della prima fase di Euro2020, passando da vittima sacrificale del "girone di ferro" a squadra capace di mettere paura a potenze come Francia e Germania. Come segnala il Washington Post, tuttavia, i successi della nazionale sono stati strumentalizzati dalla politica. Come dimostrato anche dalla polemica legata alle bandiere arcobaleno e all’illuminazione dell’Allianz Arena di Monaco in occasione del match Germania-Ungheria. Se ne parla sul Guardian.
Su un piano puramente calcistico, è stata una piacevole scoperta per molti italiani l'allenatore della formazione ungherese, il nostro Marco Rossi. Arrivato in Ungheria nel 2012 grazie a un incontro al ristorante, è passato dalla serie C italiana all'Honved Budapest, che ha portato alla vittoria del campionato dopo 24 anni. Questo successo lo ha fatto approdare nel 2018 alla guida della nazionale, fino ad arrivare a sei minuti dalla storica impresa di eliminare la Germania a Monaco di Baviera.
È uscito un suo lungo profilo su Il Foglio e la sua conferenza stampa di fine anno dal centro federale di Telki, è stata trasmessa in italiano da Rtl.
Era iniziata nel migliore dei modi l’avventura della Slovacchia, ma è finita nel modo più amaro possibile. All’esordio i ragazzi del Ct Tarkovič avevano infatti colto una convincente vittoria contro la Polonia, che l’aveva proiettata in testa al girone. La sconfitta di misura contro la Svezia aveva rimandato il discorso qualificazione all’ultima partita contro la Spagna, fino a quel momento non irresistibile. Le speranze si sono tuttavia frantumate nel disastroso 5-0 subito dalla Furie Rosse. A indirizzare la partita un clamoroso errore del portiere slovacco Dúbravka. Il pesante passivo ha escluso la Slovacchia da qualunque possibilità di ripescaggio. Il resoconto della partita nel video di Tvp Sport.
Molto deludente il percorso della Polonia allenata dal portoghese Paulo Sousa. Dopo la prima sconfitta contro la Slovacchia e l’incoraggiante pareggio 1-1 contro la Spagna, la selezione biancorossa è caduta per 3-2 nel match decisivo contro la Svezia, durante il quale Robert Lewandowski ha colpito due volte la traversa nell’arco di pochi secondi. Il centrocampista polacco e tesserato del Napoli Piotr Zieliński ha commentato a caldo l’eliminazione ai microfoni di Sky sport.
Sorprendente in positivo il percorso della Repubblica Ceca che, dopo avere raggiunto la qualificazione in un girone ostico che comprendeva Inghilterra, Croazia e Scozia, ha superato negli ottavi di finale i Paesi Bassi per 2-0 e giocherà per un posto in semifinale contro la Danimarca sabato 3 luglio a Baku.
I calciatori della Repubblica Ceca carichi dopo la vittoria contro i Paesi Bassi agli ottavi di finale. Fonte: @czeskarepre_eng su Twitter
Terza pagina
Un nuovo stadio per il Polonia Varsavia
Il Polonia Varsavia è uno dei club storici della capitale, capace di aggiudicarsi due titoli polacchi, l'ultimo dei quali nella stagione 1999/2000. Da tempo non gioca più in Ekstraklasa, la serie A polacca, e oggi langue nella quarta serie nazionale, oscurato dal successo dei rivali del Legia Varsavia. Ciò nonostante, il club si prepara a ristrutturare il proprio storico stadio costruito nel 1928 nel quartiere di Muranów. Il nuovo impianto - co-finanziato dalla città di Varsavia - manterrà l'iconica facciata di quello attuale e raddoppierà la capienza a 15mila posti. Il progetto è visibile su Warsaw Insider.
Reymont animato
Fra i cinque autori polacchi capaci di aggiudicarsi il Nobel per la Letteratura, quello meno noto in Italia è senz'altro Władysław Reymont. Ottenne l'ambito riconoscimento nel 1924, grazie a una di quelle grandiose epopee rurali all'epoca molto gradite ai giudici dell'Accademia di Stoccolma. Si intitolava 'Chłopi' (Contadini) ed era stata scritta fra il 1904 e il 1909, coprendo nell'arco di circa 800 pagine e di quattro stagioni le vicende di un villaggio di campagna polacco e dei suoi abitanti.
La film-maker polacca Dorota Kobiela e il produttore Hugh Welchman - già autori del pluripremiato 'Loving Vincent' nel 2017 - hanno deciso di realizzare una versione a cartoni di 'Chłopi'. Il film si chiamerà 'The Peasants' e verrà realizzato con un'affascinante tecnica d'animazione pittorica, che sembra dare vita a quadri a olio dell'epoca. Via Variety. Una traduzione inglese del libro di Reymont uscirà per i tipi di Penguin Classic nel 2022, tradotto da Anna Zaranko. Chi volesse leggere il libro in italiano, può provare a recuperare una copia, fuori catalogo, de 'I contadini', pubblicata da Utet nel 1979.
Il Rozlet di Štefan Kovaľ e sullo sfondo un quartiere residenziale di Košice.
L’anniversario del Rozlet
Compie 35 anni il Rozlet (Il volo), una celebre scultura in travertino scolpita dall’architetto slovacco Štefan Kovaľ. L’opera si trova in uno spazio pubblico situato sulla collina di Furča, nella città di Košice. Secondo lo stesso autore la forma vuole ricordare quella di una freccia stilizzata che viene scoccata in uno spazio aperto. Il materiale scelto per realizzarla proviene dalla vicina cava di Vyšné Ružbachy. Ne scrive Slovak Spectator.
Premio Kafka alla traduttrice di Kundera
Milan Kundera è forse il più famoso scrittore ceco contemporaneo, eppure le sue opere in Boemia e dintorni vengono lette in traduzione visto che da decenni ormai l’autore originario di Brno scrive le sue opere in francese. La sua traduttrice in ceco, Anna Kareninová, ha conquistato l’edizione 2020 del prestigioso premio letterario intitolato a Franz Kafka che in passato ha visto tra i premiati Philip Roth, Margaret Atwood e Peter Handke. Su Kafkadesk si parla di questo, e soprattutto del rapporto complicato che Kundera ha sempre avuto con la sua patria.
The Whale Theory
"A Budapest la coda per entrare durava più di tre ore, anche sotto la neve, era inizio gennaio. La gente veniva e aspettava, tranquilla, non c’era nemmeno bisogno del barone che stava all’ingresso e invitava i passanti a entrare".
L'oggetto del desiderio della popolazione di Budapest è una gigantesca balena impagliata, portata per quasi vent'anni, dal 59 al 77, in giro per tutta l'Europa all'interno di un circo itinerante e il cui viaggio è raccontato da Jean Rezzonico in Goliath.
È la stessa balena che ritroviamo sempre in Ungheria, a Gyula, in un freddissimo novembre, ingombrante e maleodorante muta presenza nello svolgersi di "Melancolia della Resistenza" di László Krasznahorkai e nel film che ne è stato tratto, "Le armonie di Werckmeister", da Béla Tarr. Come segnala questo ricco approfondimento su Lavoroculturale.
Goliath è uno dei testi che accompagna in The Whale Theory, uscito per Johan&Levi, il variegato racconto artistico di Claudia Losi, ossessionata dall'universo archetipo evocato dall'immagine della balena tanto da ricostruire a grandezza naturale in tessuto di lana grigia una balenottera comune, il secondo animale del pianeta per dimensioni, e portarla anch'essa in giro per il continente.