Václav #52

29 aprile- 10 maggio 2021

Con le campagne vaccinali che proseguono abbastanza regolarmente e un generale calo dei contagi, i quattro Paesi dell’Europa centrale stanno muovendosi in modo molto simile con caute misure di riapertura graduale. Nonostante bolle di scetticismo verso alcuni vaccini in particolare, o verso le vaccinazioni in generale, e nonostante gli scandali geopolitici dovuti all’uso o meno dei sieri russo e cinese.

Se la vita dei cittadini sembra poter tornare a un accettabile grado di normalità, ci sono questioni di più ampio respiro sullo sfondo. Per esempio, il tema della libertà di stampa in Polonia dove il nuovo editore (governativo) del gruppo Polska Press ha appena sostituito tre direttori di testata. O quello delle unioni tra persone dello stesso sesso in Repubblica Ceca, dove il parlamento ha dato il via ai lavori su una legge dalla portata storica, ma che ha ancora una strada molto complessa davanti a sé.  In Ungheria e in Slovacchia l’attenzione è sulla stabilità dei rispettivi governi.

Infine, una ricca Terza pagina con libri polacchi che conquistano l’occidente, stazioni dell’autobus brutaliste, documentari sull’identità di genere e le ultime, amare, notizie dal leggendario festival Sziget di Budapest.

Buona lettura!


Punto Covid: vaccini e aperture

I numeri di contagi e decessi sono in rallentamento in Repubblica Ceca ormai da settimane. Tale dato incoraggiante ha permesso al governo di allentare le restrizioni, in particolare per i cittadini cechi già vaccinati che potranno viaggiare nei Paesi Ue non considerati ad alto rischio e ritornare in patria senza effettuare dei nuovi test. Per chi vive e lavora sul territorio nazionale, gli allentamenti sono simili a quelli proposti altrove in Europa, con riaperture ragionate di luoghi pubblici e limite di ingressi in ristoranti e istituzioni culturali. La campagna vaccinale procede regolarmente con 3,6 milioni di dosi iniettate e il 9,9% della popolazione che ha già completato le sue vaccinazioni. Per il futuro, preoccupa un recente sondaggio il quale riporta che solo il 30% dei giovani tra i 25 e i 34 anni pensa di vaccinarsi.

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Al 9 maggio in Polonia sono state somministrate 13 milioni e 409mila iniezioni di vaccini anti Covid-19. Fra queste, 3 milioni e 421mila sono seconde dosi e quindi corrispondono a persone che hanno completato il percorso vaccinale.

Circa l'11% della popolazione ha ricevuto almeno la prima dose di uno dei tre principali sieri distribuiti: AstraZeneca, Moderna e Pfizer BioNTech, mentre resta marginale la quota di vaccini monodose Johnson&Johnson. I dati completi e aggiornati sono disponibili su un apposito portale istituzionale.  In linea con la tabella di marcia sulle riaperture annunciata a fine aprile, l'8 maggio sono tornati in funzione gli hotel, mentre il 15 maggio terminerà l'obbligo di indossare mascherine all'aperto, a patto di mantenere una distanza di un metro e mezzo dal prossimo. Il 29 maggio riapriranno i ristoranti e verranno consentiti alcuni eventi al chiuso o all'aperto. Il 5 giugno, infine, si deciderà come procedere in vista dell'estate. Il punto di Notes from Poland

Situazione promettente anche in Ungheria dove la percentuale di cittadini già completamente vaccinati sfiora il 25%, grazie anche all’uso dei sieri di produzione russa e cinese, non utilizzati altrove in Ue. Dal computo totale, tuttavia, manca la comunità rom che non ha accesso al vaccino, come riporta il Financial Times. Sulla scorta del nuovo quadro, il governo ha avviato una serie di aperture. Hotel e ristoranti, anche nelle sale al chiuso, teatri e cinema, palestre e musei, zoo e biblioteche: via i lucchetti, riporta Reuters. L’obiettivo di Orbán è salvare l’economia e, su questo fronte, qualche segnale positivo sta arrivando. A marzo, vendite al dettaglio e produzione industriale hanno finalmente registrato una crescita. Ma è ancora troppo poco per invertire la rotta, scrive il centro studi della banca Ing: lo scenario rimane quello della recessione.

In Slovacchia il miglioramento della curva epidemica ha indotto il governo ad alleggerire le misure restrittive. Le riassume il portale TheMayor.eu, che riporta anche come la campagna vaccinale stia procedendo a rilento. Pesa la scarsa fiducia in AstraZeneca, che induce molte persone ad aspettare la fornitura di altri vaccini. Secondo il Centro Nazionale sull’Informazione per la Salute, seguendo l’attuale ritmo delle registrazioni, a vaccinarsi non sarebbe stato più del 38% degli slovacchi. Una stima realistica è che per la fine di agosto sarà vaccinato il 48% della popolazione. Lo scrive lo Slovak Spectator. Piccola curiosità sulla campagna vaccinale: il 15% degli slovacchi sceglierebbe il vaccino Sputnik V, se questo venisse autorizzato. Lo rivela uno studio riportato da Euronews. Si tratta del risultato più alto tra i Paesi dell’Europa centro-orientale. Sembra quasi ironico visto che, a inizio marzo l’allora primo ministro Igor Matovič aveva concluso l’acquisto di 200mila dosi del vaccino russo dando il via alla crisi che lo ha obbligato alle dimissioni.


Polonia

Tribunale costituzionale fuorilegge
Il Tribunale costituzionale polacco non è costituito secondo la legge, in quanto ne fanno parte giudici nominati dal governo in carica. Lo ha stabilito il 7 maggio - all'unanimità - la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) che conferma quindi la presenza di interferenze del potere politico su quello giudiziario in Polonia. Si tratta della prima volta in assoluto che la Corte con sede a Strasburgo definisce illegale il Tribunale di Varsavia responsabile di decidere la costituzionalità di ogni legge presente e futura in Polonia. Curiosamente, il recente pronunciamento della Cedu è l'ultimo atto di una vicenda iniziata nel 2012 a seguito di un appello alla Corte di Strasburgo fatto da un produttore polacco di manti erbosi. La vicenda su Notes from Poland

I nuovi padroni della stampa
Il 30 aprile, tre caporedattori di quattro testate locali del gruppo Polska Press hanno perso il posto, rimpiazzati da tre giornalisti filogovernativi e provenienti dalla televisione pubblica Tvp. Polska Press è stata di recente acquisita da Pkn Orlen, colosso petrolifero controllato dallo Stato, nonostante il parere contrario in merito di un tribunale distrettuale polacco.  A metà aprile, Daniel Obajtek, presidente di Pkn Orlen aveva detto che «Non sono previsti licenziamenti fra i dipendenti di Polska Press», assicurando di «non voler interferire con i contenuti giornalistici pubblicati dalle testate del gruppo». La notizia in inglese su Gazeta Wyborcza.

Vita grama nei compound
Quartieri recintati di palazzi e villette a schiera dotati di servizi comuni e presidiati da guardie di sicurezza private. Simili compound residenziali nati negli Stati Uniti e presenti anche in Italia, sono molto diffusi in Polonia. Nella sola Varsavia se ne contano 400 e molte delle nuove proprietà sul mercato immobiliare si trovano in queste aree recintate e sorvegliate. Secondo gli architetti che le progettano, chi sceglie di vivervi lo fa per sentirsi protetto o a contatto con persone dagli interessi simili ai propri, ma altri ritengono che queste comunità residenziali chiuse accentuino l'isolamento ed esacerbino tensioni sociali. Approfondisce Il Post.

La Polonia verso l'Europeo
Eliminati ai calci di rigore dai futuri campioni. Fu questo il risultato della nazionale polacca all'ultima edizione degli Europei, tenutisi nel 2016 e vinti dal Portogallo. Cinque anni dopo, la selezione biancorossa guidata da Robert Lewandowski e che conta nelle proprie fila molti giocatori di squadre della serie A italiana proverà a fare meglio. Lo farà guidata proprio da un lusitano, Paulo Sousa, e affrontando nel girone eliminatorio Slovacchia, Spagna e Svezia a partire dal 14 giugno. Ne parla l'esperto di calcio polacco Alberto Bertolotto, intervistato su East Journal.


Slovacchia

600mila firme per le elezioni anticipate
Oltre 600mila firme con la richiesta di indire un referendum per decidere se andare a elezioni anticipate. È questo il risultato della petizione organizzata dai partiti di opposizione Smer (Direzione Socialdemocrazia), Hlas (Voce) e dai nazionalisti di Sns (Partito nazionale slovacco). La presidente della Repubblica, Zuzana Čaputová, dovrà decidere entro 30 giorni se indire il referendum, su cui però  ci sono molti dubbi sul principio di costituzionalità. Per questo motivo potrebbe rivolgersi alla Corte Costituzionale. In tal caso i giudici dovrebbero decidere entro 60 giorni, e il referendum dovrebbe tenersi non oltre 90 giorni dalla sua eventuale approvazione. Da Euractiv. 

Tensione diplomatica con Mosca
La Russia ha espulso tre diplomatici slovacchi. È questa la risposta alla stessa azione, presa a parti invertite da Bratislava, di cui vi avevamo dato conto nello scorso numero di Václav. La Slovacchia aveva voluto esprimere in questo modo il suo appoggio alla Repubblica Ceca, che aveva ritirato le credenziali diplomatiche a gran parte dei funzionari dell’ambasciata russa a Praga. Il Cremlino lo ha definito un gesto di pseudosolidarietà. Oltre ai funzionari slovacchi, hanno dovuto lasciare Mosca anche alcuni diplomatici dei paesi baltici. Ne scrive Reuters.  

Ascesa e caduta di Igor Matovic
Igor Matovič ha mantenuto la carica di primo ministro per 12 mesi. Dalla sorprendente vittoria alle elezioni di febbraio 2020, alle dimissioni seguite all’affaire Sputnik V. Foreign Policy traccia il bilancio di un anno vissuto tra luci e ombre. 

Gli slovacchi preferiscono l’Ue
Solo il 24% degli slovacchi ha fiducia nel proprio governo. Il 23%, nel parlamento. Lo rivela un sondaggio di Eurobarometro. A incidere gli scandali che hanno travolto gli organi istituzionali negli ultimi anni. A livello nazionale solo le Forze armate godono ancora di una buona credibilità: di loro si fida il 65% delle persone. Buona la risposta sul livello di fiducia nelle istituzioni europee: il 50% si fida dell’Unione, il 48% del parlamento. Da Buongiorno Slovacchia.


Ungheria

Università/1: dallo Stato agli oligarchi
La riforma dell’università continua a tenere banco. Come noto, il parlamento ha approvato una misura che sancisce il passaggio di 11 atenei dallo Stato a fondazioni private, strettamente controllate da Fidesz, il partito del premier Viktor Orbán. Coinvolto il 70% della popolazione universitaria. Per il governo, è un provvedimento che assicura stabilità finanziaria alle accademie. Deutsche Welle torna sulla questione con un lungo pezzo sulla vicenda. Intanto, il ministro della Giustizia, Judit Varga, e quello degli Esteri, Peter Szijjarto, hanno ottenuto due incarichi di peso nella nuova geografia accademica: Varga presiederà il consiglio dell’università di Miskolc; Szijjarto quello dell’ateneo di Győr.

Controllo politico, ma anche economico. Proprietà immobiliari e partecipazioni in aziende, i due asset principali delle università, seguiranno il passaggio di proprietà. Altre risorse che circoleranno negli opachi ingranaggi nel sistema messo in piedi da Orbán, fanno notare alcuni oppositori interpellati dal New York Times.   

Università/2: Budapest, Cina  
Non si placa la controversia sull’università cinese di Fudan, che nel 2024 aprirà una sede a Budapest. Si parla di un investimento da più di 1,5 miliardi di Euro. L’accordo, sancito il 27 aprile e del quale vi avevamo parlato, è un rospo che l’opposizione non vuole ingoiare. Denuncia mancanza di trasparenza, e fintanto che i dettagli dell’intesa non verranno resi noti, non ci sarà alcun consenso all’arrivo di Fudan nella capitale, assicura il sindaco di Budapest, Gergely Karácsony, uno dei leader dell’opposizione. La storia è di Radio Free Europe. 

Il vento dell’Est
La questione Fudan ha un raggio ampio, che va a toccare la geopolitica. Non pochi osservatori si domandano se questo accordo, il ricorso al vaccino Sinovac e la ferrovia Belgrado-Budapest, finanziata da Pechino, non indichino il definitivo spostamento a Est del baricentro internazionale magiaro, una linea strategica annunciata da Orbán già da prima delle elezioni 2010, che segnarono il suo ritorno al potere, ricorda Telex, sito di informazione indipendente.

A ogni modo, per ricevere bisogna dare. Un segnale, in questo senso, arriva dall’affossamento di una risoluzione europea contro la repressione che Pechino sta esercitando nei confronti del movimento democratico a Hong Kong, notizia riportata da Eu Observer.

Di recente, l’Ungheria è stata molto blanda anche con la Russia. Budapest, segnala Euractiv, è l’unica capitale del V4 a non aver espulso diplomatici di Mosca nel contesto della grave crisi politica in corso tra l’Ue e il Cremlino. Quest’ultimo, nel frattempo, ha concesso a Budapest un rinvio di cinque anni della prima tranche del pagamento dei lavori di ampliamento della centrale nucleare di Paks, riferisce Reuters.

Bavaglio alla stampa: solo l’Ue può fermare Budapest
Il 3 maggio, giornata mondiale della libertà di stampa, Euractiv ha intervistato due studiosi, Marius Dragomir e Gábor Polyák, sul caso ungherese. Il governo magiaro, con la sponda di imprenditori a esso vicini, ha assunto il controllo su un gran numero di testate tv, radio, online e cartacee e solo l’Ue può fermare questa deriva, secondo Dragomir e Polyák. Un freno potrebbe essere l’attivazione delle regole antitrust.


Repubblica Ceca

Sentimenti contrastanti nel giorno della vittoria
A maggio vari Paesi dell’Europa centrale onorano il giorno dell’avvenuta liberazione dall’occupazione nazista per mano dell’Armata Rossa sovietica. La storia complessa che lega questi Paesi all’ex Urss fa sì che la ricorrenza sia sempre un po’ controversa, e in Repubblica Ceca lo è ancora di più quest’anno visto il recente scambio di scortesie diplomatiche tra Praga e Mosca. Nelle vicinanze dei monumenti al milite ignoto sovietico che ancora ci sono nella capitale ceca, ci sono stati scontri tra simpatizzanti filo-russi e altri ostili a Vladimir Putin e alle sue politiche. Ne ha parlato la Bbc.

Russì sì, russi no
Le manifestazioni e contro-manifestazioni intorno alla memoria sovietica sono del resto la punta dell’iceberg di un dibattito che sembra dividere profondamente la società ceca. Pesano ancora molto le posizioni concilianti con la Russia del presidente della Repubblica, Miloš Zeman, le cui simpatie per l’ingombrante vicino non sono mai state un segreto. Deutsche Welle riporta le opinioni del politologo Milan Nic sulla vicenda.

Timide aperture ai matrimoni omosessuali
Giovedì 6 maggio, dopo un dibattito durato ore, la camera bassa del parlamento ceco ha dato il via ai lavori su un disegno di legge trasversale che consenta il matrimonio civile tra due persone dello stesso sesso. Si tratta di un passo avanti molto importante, che porterebbe la Repubblica Ceca a essere il primo Paese ex comunista ad ammettere i matrimoni omosessuali. Il provvedimento è stato salutato con favore dalla comunità Lgbt+, ma molto lavoro è ancora da fare visto che, nella stessa sessione parlamentare, è stato dato il via libero ai lavori su un ddl di segno opposto. Kafkadesk analizza i possibili scenari anche alla luce delle elezioni politiche previste per il prossimo autunno.

Crociata contro i pro-choice
A seguito dell'inasprimento della legislazione nazionale sull'aborto, la Repubblica Ceca è oggi una meta obbligata per molte donne polacche che decidono di interrompere la propria gravidanza. In patria, del resto, potrebbero farlo legalmente solo in caso di stupro o incesto oppure qualora la loro sopravvivenza o quella del nascituro fosse a rischio. Al governo polacco, fautore del giro di vite sull'aborto, questo non sta bene e sin da marzo l'ambasciata di Varsavia a Praga esercita pressioni sul ministero della Salute ceco in proposito. Lo ha rivelato il 3 maggio il quotidiano ceco Respekt e confermato il ministero degli Affari esteri polacco. Il governo di Varsavia intende bloccare il cosiddetto 'turismo delle interruzioni di gravidanza' che un disegno di legge in discussione presso il parlamento di Praga si appresta a legalizzare ed è già consentito dalla legislazione Ue. Ne scrive Claudia Ciobanu su Reporting Democracy.



Terza Pagina

La stazione degli autobus di Zvonarka centrale a Brno. Foto di alex_shoots_buildings

La stazione degli autobus di Zvonarka centrale a Brno. Foto di alex_shoots_buildings

Rinascita brutalista a Brno
Sulle pagine della rivista Wallpaper, uno sguardo alla stazione degli autobus di Zvonarka Central a Brno, uno dei più interessanti esempi di architettura brutalista in Europa centrale, recentemente rinnovato da due giovani architetti cechi: CHYBIK + KRISTOF.

Il re di Varsavia sbarca Oltremanica
'Il re di Varsavia' di Szczepan Twardoch è uno dei libri di maggiore successo in Polonia negli ultimi anni, arrivato anche in Italia per i tipi di Sellerio e la traduzione di Francesco Annicchiarico. In patria, il romanzo ambientato nella Varsavia ebraica anteguerra ha ispirato anche una fortunata serie televisiva che si appresta a sbarcare sugli schermi d'Oltremanica in agosto. Il tutto mentre, la versione inglese del libro è in corsa per l'edizione 2021 del premio letterario Ebrd. Intanto l'autore, Szczepan Twardoch, ha ribadito di sentirsi 'slesiano' e non 'polacco', suscitando qualche polemica in Polonia. Via Notes from Poland

L'arte apocalittica di Beksiński
Scomparso nel 2005, Zdzisław Beksiński è stato uno degli artisti più visionari dell'Europa Centrale. Le sue opere pittoriche riecheggiano al tempo stesso Hieronymus Bosch, René Magritte e Salvador Dalí, con alcuni elementi apocalittici e steam-punk. Caratteristiche che hanno reso la sua arte una fonte d'ispirazione per molti registi teatrali e cinematografici oltre a ispirare scenari di videogame distopici e musicisti metal. Kafkadesk ha intervistato Jarosław Serafin, direttore del Museo storico di Sanok - cittadina polacca al confine con l'Ucraina, dove nacque Beksiński - e che oggi ospita molte delle opere dell'artista.    

Storia di una transizione
Il documentario Happy Man / Šťastný človek racconta la vita di una famiglia ceca-slovacca, emigrata in Svezia da una decina d’anni, composta da madre, padre e due bambini. La loro vita comincia a cambiare quando la donna, inizia a scrivere romanzi erotici per la comunità Lgbt+ e decide di intraprendere il percorso di transizione per diventare uomo. La pellicola, per la regia di Soňa Gyárfáš, è co-prodotta da Hbo e dovrebbe essere pronta per la primavera del 2022. Da Film New Europe.

Sziget salta ancora
«È con la tristezza nel cuore» che Tamás Kádár, capo dell’organizzazione del celebre Sziget Festival di Budapest, ha annunciato la cancellazione dell’edizione 2021. Già quella del 2020 era saltata, sempre a causa della pandemia. Lo Sziget è uno dei più grandi eventi musicali e culturali europei, nonché un importante volano turistico per Budapest. Si tiene sull’isola di Óbuda e nell’ultima edizione tenutasi, quella del 2019, più di 500mila persone avevano assistito ai concerti dello Sziget. Da Euronews. L’organizzazione promette comunque un ritorno in grande stile il prossimo anno, e ha postato sul canale Youtube un video dal titolo emblematico: Ci vediamo nel 2022 sull’isola della libertà, più libera che mai.

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