Václav #12

16-31 maggio 2019

La seconda metà di maggio in Europa Centrale è stata dominata, come nel resto del continente, dal dibattito e dai risultati delle elezioni europee. Per questo motivo, in questo numero di Václav troverete una sezione speciale dedicata al riassunto dei risultati elettorali nei quattro di Visegrád. Risultati, per altro, che dimostrano come le dinamiche della regione siano più varie rispetto alla narrazione generalista.
 
Nel frattempo, mentre le rispettive politiche nazionali si riassettano nello spazio post-voto, l’Ungheria si prepara a un robusto taglio della pressione fiscale, a Praga la piazza protesta a sostegno dell’indipendenza della magistratura e la Slovacchia fa i conti con un aumento del Pil che non ferma tuttavia l’avanzata delle destre.
 
In questo numero di Václav spazio anche a un inedito dell’autore di ‘Solaris’ Stanisław Lem, e alla storia della cittadina polacca che si vanta di essere “Lgbt free”. E inoltre scandali immobiliari, tensioni con la Commissione europea e prospettive energetiche nuove.

Buona lettura!

DA VISEGRÁD A BRUXELLES
 
In Ungheria si registra il trionfo di Fidesz, il partito del primo ministro Viktor Orbán. Ha raccolto il 52,56% delle preferenze, un bottino che frutta 13 deputati nel nuovo Europarlamento.
Al secondo posto, notevolmente distaccata, la Coalizione democratica dell’ex premier socialista – non più tale – Ferenc Gyurcsany, con il 16%. Al terzo, Momentum, partito civico e giovane, che sfiora la doppia cifra. A seguire i socialisti e l’estrema destra di Jobbik, entrambi di poco sopra il 6%. Jobbik perde moltissimi voti rispetto alle europee del 2014, quando aveva ottenuto il 15%.
L’affluenza è stata del 41%, in aumento di tre punti percentuali rispetto alla tornata di cinque anni fa. Dati ripresi da France Presse.
 
In Polonia, il partito di governo Diritto e Giustizia (PiS) ha ottenuto il 45,4% dei consensi. Staccata Coalizione Europea (Ke), maxi alleanza d’opposizione formata dal centrodestra liberale di Piattaforma Civica e Nowoczesna oltre che da Verdi, socialisti (Sld) e cristiano-democratici (Psl), fermatasi al 38,5% delle preferenze. L’unica altra formazione a superare la soglia di sbarramento del 5% è stata Wiosna, partito di centrosinistra creato pochi mesi fa. Non manderanno eurodeputati a Bruxelles i populisti di Kukiz ’15, la sinistra di Razem e l’estrema destra di Kkbln. Qui un’intervista a Radio Radicale del nostro Matteo Tacconi sull’esito del voto in Polonia (e in Ungheria).
 
Vince l’astensione in Repubblica Ceca dove l’affluenza si è fermata al 28,72%. Tra gli elettori che hanno onorato l’urna vince Ano 2011, il partito del premier Andrej Babiš, con il 21,18% dei consensi. Al secondo posto i conservatori di Ods che, con il 14,54% delle preferenze, manderanno a Bruxelles quattro deputati che faranno compagnia a quelli di Fratelli d’Italia nel gruppo dell’Ecr. Terzo posto, a sorpresa ma non troppo, per i Pirati che conquistano il 13,95 % dei voti. Solo il 9,14% e due seggi guadagnati per Spd, il partito euroscettico e anti-immigrazione fondato da Tomio Okamura e che siederà tra i banchi del Menf assieme alla Lega e al Front National di Marine Le Pen.
 
In Slovacchia, successo della coalizione liberale ed europeista formata dai partiti Slovacchia progressista (Ps) e Insieme (Spolu), con il 20,1% dei voti. Il risultato conferma l’esito delle elezioni presidenziali di fine marzo, con la vittoria di Zuzana Čaputová, candidata con Slovacchia progressista. Il partito di maggioranza al governo Direzione - Socialdemocrazia (Smer-Sd) ha ottenuto il 15,7% delle preferenze, in forte flessione rispetto alle ultime europee e alle parlamentari del 2016. La formazione di estrema destra euroscettica Partito popolare Slovacchia nostra (L’sns) ha ottenuto invece il ruolo di terzo movimento politico del Paese con il 12,1% dei voti.

[…]

Per continuare a leggere, iscriviti al nostro notiziario.
Lo riceverai ogni 15 giorni, direttamente sulla casella di posta elettronica!




Centrum Report