Václav #11
1-15 maggio 2019
A una settimana dal voto europeo, la campagna elettorale nei Paesi di Visegrád resta blanda. Lo scarso interesse dell’Europa Centrale verso queste elezioni non è una novità: sia nel 2009 che nel 2014 in Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria si registrarono le affluenze alle urne più basse nell’Unione europea. E tutto lascia presagire che accadrà anche quest’anno. I sondaggi pre-elettorali mostrano i partiti di governo ancora in vantaggio sulle opposizioni. Tuttavia, in Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia questo margine sembra essersi eroso mentre crescono nuove forze politiche come Wiosna, il partito Pirata ceco e Slovacchia Progressista.
In attesa dell’esito delle urne, proseguono le proteste di piazza in Repubblica Ceca contro il premier Andrej Babiš, coinvolto in uno scandalo che preoccupa la Commissione europea, e la nomina a ministro della Giustizia di una sua fedelissima, Marie Benešová. In Ungheria tiene banco la sempre possibile uscita della formazione di governo Fidesz dal Partito popolare europeo per entrare a far parte di un futuro fronte sovranista nel parlamento di Bruxelles.
In Polonia, invece, il governo inizia a prendere le distanze dalla Chiesa cattolica sullo scandalo pedofilia, anche se potrebbe trattarsi di una mossa elettorale. Intanto, sul fronte della politica internazionale, sia il premier ungherese Viktor Orbàn che quello slovacco Peter Pellegrini hanno incontrato Donald Trump che sembra intenzionato ad allontanare Budapest e Bratislava dall’orbita cinese e russa.
Come di consueto, spazio anche a cultura, sport e curiosità. Parliamo di una corsa podistica fra Polonia e Germania, bunker slovacchi, grattacieli varsaviani, turismo di massa in Europa Centrale e dell’ascesa dell’ateneo ceco di Brno. Questo e molto altro nel Václav della prima metà di maggio. Buona lettura!
UNGHERIA
Orbán alla Casa Bianca
Dopo l’incontro d’inizio mese con il ministro degli Interni italiano Matteo Salvini e le ulteriori ipotesi di creare un fronte comune sovranista nel parlamento europeo, il premier Viktor Orbán si è visto a Washington con il presidente americano Donald Trump. Quest’ultimo ha elogiato le politiche migratorie del premier magiaro capace, a suo dire, di tenere l’Ungheria al sicuro. Orbán ha sottolineato l’alleanza strategica tra i due Paesi, impegnati nella lotta contro il terrorismo e l’immigrazione illegale. La Reuters riporta le preoccupazioni dei senatori democratici, che in una lettera a Trump hanno ricordato come la democrazia in Ungheria sia stata erosa durante il governo Orbán, ed evidenziano le forti relazioni di Budapest con Mosca. Secondo Foreign Policy, l'invito di Trump andrebbe invece letto proprio come un tentativo di togliere l'Ungheria dall'orbita di Russia e Cina.
No a Weber presidente
Intanto Orbán vuole inoltre ritirare l'appoggio ungherese alla candidatura di Manfred Weber a presidente della Commissione europea, dopo che quest'ultimo ha affermato di non voler essere eletto grazie ai voti magiari. «Ritenevamo che Weber potesse essere un buon presidente della Commissione, ma le sue parole sono un'offesa per l'Ungheria e i suoi elettori» ha dichiarato il premier ungherese. Lo scrive Deutsche Welle.
Lévy intervista Orbán
Il filosofo francese Bernard-Henri Lévy ha intervistato Viktor Orbàn per il mensile statunitense The Atlantic. L’ultimo incontro fra i due risaliva al 1989. All’epoca, l’odierno premier magiaro era un giovane oppositore del regime comunista e aveva appena scritto una tesi di dottorato sul sindacato polacco Solidarność grazie a una borsa di studio finanziata dal suo attuale arci-nemico, il finanziere George Soros. Lévy evidenzia come e quanto Orbàn sia cambiato da allora. Nell’intervista, il premier ungherese rigetta future alleanze con Marine Le Pen e apre le porte a Matteo Salvini in quanto «l’Italia resta in prima linea nell’opporsi ai migranti e l’Europa non oserebbe mai sanzionarla».
Ue ignora il veto ungherese su Israele
Euronews riferisce che l’Unione europea ha presentato al consiglio di sicurezza dell’Onu una dichiarazione critica nei confronti degli insediamenti isrealiani, definiti illegali, ignorando il veto posto dall’Ungheria in disaccordo con tale dichiarazione. Ciò ha provocato forte irritazione nel governo magiaro, in quanto è mancato il principio secondo cui la presidenza Ue dovrebbe parlare all’unanimità.
I 15 anni dell'Ungheria nell'Ue
L'Ungheria ha da poco celebrato i 15 anni dal proprio ingresso nell'Ue. L'ex ministro degli Esteri, Péter Balázs, oggi professore alla Central European University, sostiene che l'entusiasmo degli ungheresi per l'Europa è scemato drasticamente da quando la competenza delle relazioni con l'Ue è stata spostata dal ministero degli Esteri al premier Orbán, il quale ha intrapreso una politica ostile nei confronti di Bruxelles. Secondo Attila Juhász dell'Istituto Political Capital gli ungheresi sono ancora pro Ue, in quanto insieme ai Paesi di più recente adesione restano tra i maggiori beneficiari dei fondi di coesione. Ne scrive sempre Euronews.
Interesse per il gas azero
Il ministro degli Esteri e del Commercio Peter Szijarto ha evidenziato la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento del gas. In particolare, ha manifestato interesse nell'accesso al gas proveniente dall'Azerbaijan attraverso il Southern Gas Corridor, il progetto di espansione del gasdotto del Caucaso meridionale, che dovrebbe trasportare 10 miliardi di metri cubi di gas dal mar Caspio all'Europa ogni anno.
Rotta su Trieste
Il viceministro delle Infrastrutture italiano, Edoardo Rixi, ha affermato che tra poche settimane verrà firmato un accordo con il governo ungherese per un importante investimento volto allo sviluppo del porto di Trieste e a rafforzare i rapporti dello scalo con l’Europa centro-orientale. Lo riporta l'Ansa.
Il turismo di massa scopre Visegrád
Troppi turisti in Europa Centrale? Se lo chiede una lunga analisi di Kafkadesk che analizza benefici e svantaggi del fenomeno. Il 2018 ha fatto registrare presenze record sia in Ungheria, con 31 milioni di turisti e il 10% del Pil nazionale legato al settore dell’ospitalità, che in Repubblica Ceca dove gli ospiti sono stati 21 milioni. Il settore è in crescita anche in Polonia, destinazione scelta da 18 milioni di turisti nel 2017. Punti dolenti sono l’invadente presenza di gruppi di visitatori ubriachi, il progressivo spopolamento dei centri storici e l’aumento del costo degli appartamenti in affitto e in vendita registrato nelle maggiori città.
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