Václav #10
16-30 aprile 2019
Il rapporto tra potere politico e giustizia, sbilanciato a favore del primo, è uno dei temi più spinosi di questi anni in Europa Centrale. La questione, già manifestatasi in Polonia e Ungheria, emerge ora in Repubblica Ceca. Mentre lo scandalo corruzione che coinvolge il premier Andrej Babiš sale di livello, il governo cambia il ministro della Giustizia. Si insedia Marie Benešová, considerata vicina proprio a Babiš. La società civile protesta in piazza, sostenendo che Benešová sia stata chiamata per insabbiare il caso. E con questa notizia apriamo il Václav, giunto alla decima edizione.
Nella sezione ungherese della nostra rassegna, spazio all'incontro di Budapest tra Matteo Salvini e Viktor Orbán, i due protagonisti dell'Europa che vuole ristrutturarsi in senso sovrano. I governi italiano e ungherese sono accomunati anche dall'interesse per la Cina e la Nuova via della seta. Su questo fronte arriva la notizia del finanziamento dell'alta velocità tra Budapest e Belgrado, uno dei tanti fili della grande ragnatela commerciale della potenza asiatica.
Dalla Polonia giunge la notizia della fine del lunghissimo sciopero degli insegnanti, che chiedono un aumento netto del salario. Dalla Slovacchia, quella del ritrovamento di una canna di pistola in fondo a un fiume: la potenziale arma del delitto Kuciak.
Ma, come sapete, il Václav non racconta solo la politica. In questo numero segnaliamo articoli sull'apertura di una scuola calcio del Barcellona a Budapest e sull'annuncio sulle tappe ungheresi del Giro d'Italia 2020, ma anche sul ritorno delle vetture Uber a Bratislava al termine di un braccio di ferro con i tassisti e sui rapporti tra Těšín e Cieszyn, due città alla frontiera ceco-polacca. Un'unica città, a dire il vero, fino al termine della Prima guerra mondiale.
Infine, una cosa extra Václav. Questo primo maggio è scoccato il quindicesimo anniversario dell'allargamento europeo a Est. Matteo Tacconi ha scritto questo pezzo nella sezione longform del nostro sito, dedicata alle storie di lungo respiro, sganciate dalla stretta attualità. Datele un'occhiata. E come sempre, buona lettura!
REPUBBLICA CECA
Giustizia e politica: anche Praga si scende in piazza
In questi anni nei Paesi dell’Europa Centrale il rapporto tra politica e giustizia ha tenuto banco. Il governo polacco e quello ungherese hanno limitato l’indipendenza della magistratura, alimentano i dubbi della Commissione Ue e costringendola a varare procedure d’infrazione. Oltre a questo, si sono registrare le mobilitazioni di piazza organizzate dalle opposizioni e dalla società civile. La questione giustizia tocca ora anche Praga, e non sembra cosa da poco.
Lunedì 29 aprile l’associazione Milion Chvilek Pro Demokracii (Un milione di momenti per la democrazia) ha convocato una manifestazione, nella capitale e in altri centri del Paese, contro la nomina di Marie Benešová a ministro della Giustizia al posto del dimissionario Jan Kněžínek. Vi hanno preso parte 15mila persone. Milion Chvilek Pro Demokracii ritiene che Benešová, vicina al presidente della repubblica Miloš Zeman e al primo ministro Andrej Babiš, possa adoperarsi per bloccare l’inchiesta per appropriazione indebita di fondi europei che coinvolge Agrofert, il conglomerato di aziende di Babiš, il secondo uomo più ricco del Paese. Da mesi è il tema più scottante a Praga, e di recente c’è stato uno sviluppo importante: la polizia ceca ha ultimato le indagini e ha consegnato alla magistratura il faldone dell’inchiesta, suggerendole l’incriminazione del premier (Financial Times). Subito dopo, la nomina di Benešová a ministro. Tutto studiato, secondo i critici del governo. Benešová aveva già ricoperto la carica di ministro della Giustizia nel 2013-2014, ma in quota Partito socialdemocratico, forza nella quale ha militato fino al 2017. In precedenza era stata anche procuratore generale del Paese. Conosce dunque gli ambienti giudiziari e saprebbe come esercitare pressioni sulle procure, compresa quella generale, che si occupa del caso Babiš. Quando il Parlamento votò per toglierli l’immunità, Benešová si espresse contro. Intanto, Milion Chvilek Pro Demokracii ha convocato un’altra protesta, per il 6 maggio, si legge nel suo sito (in ceco).
Pil in frenata
La 2018 la crescita economica si è fermata al 2,8%, rispetto al 4,5% del 2017. Un rallentamento, notevole ma comunque atteso, di cui riferisce il Prague Daily Monitor.
L'Ue dà anche vantaggi
I cechi esprimono una scarsa fiducia nelle istituzioni europee, ma a ogni modo riconoscono che l’ingresso in Europa, avvenuto 15 anni fa, ha offerto chiari vantaggi, soprattutto in termini di libera circolazione e di accesso ai fondi comunitari. Lo rivela un sondaggio dell’agenzia demoscopica MEDIAN realizzato per conto della radio pubblica. Più del 60% degli interpellati apprezza la possibilità di recarsi nel resto d’Europa senza passaporto; il 70% giudica positivamente l’effetto dei fondi strutturali.
Le Pen e Wilders a Praga
Il leader dell’estrema destra francese e di quella olandese, Marine Le Pen e Gert Wilders, si sono recati a Praga il 25 aprile, invitati da Tomio Okamura, imprenditore ceco-giapponese e capo del Partito per la democrazia diretta (Spd), forza che soffia sulla paura nei confronti dei rifugiati e appoggia la liberalizzazione del porto d’armi per i cittadini.
I tre politici, accomunati dalla militanza nel movimento sovranista continentale, hanno tenuto un comizio in Piazza San Venceslao, al quale hanno preso parte circa mille persone, riferisce Al Jazeera. Okamura ha invitato Le Pen e Wilder per tirare la volata del suo partito per le europee di fine maggio. L’obiettivo di Okamura, a capo della terza forza del Parlamento ceco, è entrare nell’emiciclo comunitario, dove al momento non ha alcun rappresentante. I sondaggi danno comunque l’Spd in calo, al di sotto della doppia cifra che conseguì alle ultime parlamentari.
Durante il suo intervento, Marine Le Pen ha sollecitato i cechi a ribellarsi contro la burocrazia europea, così come insorsero durante la Rivoluzione di Velluto contro il regime comunista.
La virtù della frontiera
Cieszyn in polacco, Těšín in ceco. Un’unica città, austro-ungarica, fino al termine della Prima guerra mondiale. Dopo il conflitto, con la nascita di Cecoslovacchia e Polonia (una rinascita in questo caso), la città fu divisa. Il centro storico andò alla Polonia, la periferia alla Repubblica Ceca. Per lungo tempo i contatti tra i due centri urbani sono stati rari. Dalla fine degli anni Novanta si sono intensificati, fino a fare di Cieszyn-Těšín un modello europeo per quanto riguarda la cooperazione transfrontaliera. Una storia raccontata da Visegrad Insight.
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