Varsavia in verticale
di Fabio Turco
Nel 1908 la Cedergren, compagnia telefonica svedese, inaugurò il primo grattacielo della storia di Varsavia. Si trattava di una costruzione molto particolare, che ancora oggi risulta ben visibile dalla via Marszałkowska. Bronisław Brochwicz-Rogoyski e Izaak Classon, i due architetti che lo concepirono, optarono per uno stile modernista con influenze medievali. L’effetto finale richiamava infatti la torre di un castello. Il palazzo è conosciuto ai più come il PAST, acronimo di Polskiej Akcycjniej Spólki Telefonicznej, società telefonica per azioni polacca: la compagnia che ne acquisì la proprietà nel 1927.
Al momento della sua inaugurazione, con i suoi 51,5 metri di altezza era l’edificio residenziale più alto d’Europa. Lo sarebbe rimasto fino al 1911. Nello skyline della capitale il suo primato durò invece fino al 1933. Proprio a causa della sua altezza, oltre che per sua posizione centrale, durante l’insurrezione del ’44, iniziata il primo agosto, divenne un obiettivo cruciale dei combattimenti. I nazisti lo eressero subito a loro roccaforte, sfruttandolo sia come postazione per i cecchini, che come centro di comunicazione. Tuttavia gli insorti nel giro di un paio di settimane riuscirono a conquistare tutta la zona, isolando l’edificio e mettendolo sotto assedio. I 120 soldati delle SS posti a sua difesa capitolarono il 20 agosto e l’Armia Krajowa, l’esercito clandestino della resistenza polacca, riuscì a tenere la posizione fino al termine dell’insurrezione, il 2 ottobre. Il palazzo fu ricostruito a cavallo tra gli anni ’50 e ’60. Nel 2000 lo Stato decise di assegnarlo all’associazione dei veterani. Sulla facciata risalta ancora oggi il simbolo della Polska Walcząca, l’ancora, emblema della resistenza polacca.
Ci sono tanti modi per leggere la storia e la direzione che ha preso una città. Uno dei più interessanti è quello di farlo attraverso la lente dell’urbanistica e dell’architettura. In questo senso Varsavia rappresenta un caso limite, considerando la quantità di stravolgimenti storici che ha vissuto nell’ultimo secolo, e che hanno lasciato profonde cicatrici sul suo tessuto urbano. La Varsavia del dopoguerra è un’altra città rispetto a quella che c’era stata prima e la sua topografia potrebbe apparire schizofrenica a chi non conoscesse la sua storia. Eppure in tanta complessità emerge una costante che ha superato trasversalmente l’ultimo secolo, dall’epoca zarista fino ai giorni nostri: i suoi grattacieli. Dal più vecchio, il PAST, a quelli sorti o progettati in questi ultimi anni, in cui il Paese, grazie all’adesione all’Unione europea, ha sperimentato un balzo in avanti a livello economico.
LA PARABOLA DEL PRUDENTIAL
Se l’Insurrezione del 1944 potesse essere riassunta in una foto, questa sarebbe lo scatto immortalato dal fotogiornalista Sylwester Braun, che riprese il momento in cui un proiettile di mortaio di due tonnellate sparato dall’esercito tedesco sventrava un grattacielo posto nel centro della città: il Prudential. Ideato dagli architetti Marcin Weinfeld, Wenczesław Poniż e Stefan Bryła, era stato inaugurato nel 1933, dopo due anni di costruzione. Prendeva il nome dalla compagnia americana di assicurazioni che ne aveva fatto la sua sede. All’epoca era il secondo grattacielo più alto d’Europa, e rifletteva le ambizioni di grandezza di una città e di un Paese che guardavano al futuro con fiducia. Il suo stile Art Deco richiamava quello dello skyline newyorchese e nel 1936 sulla sua sommità fu posto il primo trasmettitore della tv polacca. A differenza del PAST, durante la guerra il Prudential fu importante più per il suo carattere simbolico, che per la sua importanza strategica. La storica Alexandra Richie, nel suo “Warsaw 1944: The faithful uprising” scrive che «Quando gli uomini del battaglione partigiano Kiliński riuscirono a conquistarlo e a far sventolare la bandiera polacca sulla sommità, la popolazione scese in strada per festeggiare». Per questo motivo la reazione dei nazisti fu ancora più rabbiosa. Nonostante la potenza di fuoco scatenata contro l’edificio, lo scheletro di acciaio resistette. Nel dopoguerra fu lo stesso Marcin Weinfeld a prendersi carico della sua ricostruzione. Il Prudential venne ristrutturato secondo i dettami del realismo socialista e venne trasformato in un enorme albergo da 354 stanze, dotato di ristorante, caffè, e night club. Inaugurato nel 1954, l’Hotel Warszawa, questa la sua nuova denominazione, seguì la parabola socialista, e nel 2002, al momento della sua dismissione, la sua triste decadenza simboleggiava una pagina di storia che ormai si era chiusa da un pezzo. Una nuova imponente opera di ristrutturazione fu avviata nel 2010, restituendo alla struttura il suo originario stile Art Deco. Nel novembre 2018, dopo lunghi ritardi e contrattempi, è stato inaugurato il nuovo Hotel Warszawa, il cui interno è stato arredato con elementi di gran lusso, molto distante da quello che era stato il vecchio hotel di epoca socialista.
IL DENTE DI STALIN
Al termine della Seconda guerra mondiale, l’80% degli edifici della capitale risultava distrutto, al punto che si ipotizzò addirittura di non ricostruirla, trasformando le macerie in un memoriale contro lo guerra. Il nuovo corso politico capì però che la nuova Polonia socialista aveva bisogno di una Varsavia ricostruita, che la rappresentasse. Tuttavia la città che risorse dalle proprie ceneri in pochi anni, si rivelò profondamente diversa da quella di prima della guerra. La ricostruzione seguì i dettami dell’urbanistica socialista con grandi spazi alternati a viali ampi e lunghi. L’idea era di far diventare Varsavia la città socialista modello. In questo contesto maturò il progetto del Palazzo della Cultura e della Scienza, la costruzione più controversa della città, un simbolo che ha travalicato il periodo storico in cui è stato costruito e che oggi è considerata un segno identitario irrinunciabile, pur vantando ancora un buon numero di detrattori.
Fu Josif Stalin in persona a ordinare la costruzione del grattacielo, presentandolo come una sorta di regalo ai polacchi da parte dell’Unione Sovietica. Nei fatti fin da subito ci fu la percezione che il palazzo fosse un simbolo di occupazione piuttosto che di fratellanza. Per questo motivo, tra i vari nomignoli che gli furono affibbiati, c’è quello di Dente di Stalin. Il progetto fu affidato all’architetto Lev Rudnev, che prese a modello una sua precedente opera, l’Università Statale di Mosca, arricchendola con elementi tipici dell’architettura polacca. Lo storico dell’arte Wojciech Przygoński racconta che a tal fine fu organizzato un tour di tre giorni attraverso la Polonia per Rudnev e i suoi collaboratori, come viene ricordato in “Warszawa śladami PRL-u” di Jerzy S. Majewski. «Scoprirono che le strutture appuntite e slanciate sono caratteristiche dell’architettura polacca, per questo motivo diedero al palazzo un aspetto più slanciato rispetto a quello di Mosca, per aggiungere il senso di verticalità», ricorda Przygoński. Il terreno per la costruzione fu individuato al centro della città, alla congiunzione tra le vie Złota e Marszalkowska, in un’area complessiva di 36 ettari. I lavori iniziarono nel 1952 e furono completati il 22 luglio 1955, con l’impiego di circa 7mila operai, la metà dei quali sovietici. Qui si tenevano i congressi del Partito operaio unificato polacco (PZPR) e qui nel 1967 ebbe luogo lo storico concerto dei Rolling Stones, il primo di una rock band occidentale in un Paese della cortina di ferro. Con i suoi 237 metri di altezza, il Palazzo della Cultura e della Scienza è ancora oggi il grattacielo più alto della Polonia. Il complesso del palazzo comprende quattro teatri, due musei, una piscina, e una sala congressi. Dopo il 1989 molte volte si è parlato di abbatterlo. Nel 2009 fu l’allora ministro degli Esteri Radosław Sikorski a farlo. Affermò che distruggere la grande torre sarebbe stato un momento di catarsi per il Paese, e che al suo posto si sarebbe potuto attrezzare un vasto parco pubblico. Non fu preso troppo sul serio. Va comunque ricordato che dal 1997 a scongiurare qualsiasi tentazione l’imponente edificio è stato inserito nel registro dei monumenti del patrimonio culturale polacco.
IL PERIODO SVEDESE
C’è stato un periodo della storia di Varsavia, in cui i grattacieli venivano costruiti dagli svedesi. Il più iconico e stilisticamente controverso è l’Hotel Forum, dal 2002 conosciuto come Novotel. Con i suoi cento metri di altezza, al momento della sua edificazione era il secondo grattacielo più alto della città. Vide la luce nel gennaio del 1974 dopo solo un anno e mezzo di lavori, un record per i mezzi a disposizione a quel tempo. Il suo stile monolitico e il suo color senape non furono inizialmente apprezzati dai varsaviani, eppure per la modernità e il lusso degli interni l’albergo era uno dei fiori all’occhiello per l’epoca. Nel 1976 ospitò gli ABBA che qui vennero a registrare una puntata dello show “Studio 2”. Nel 2002 la proprietà passò di mano, dalla catena Accor alla Orbis, e l’Hotel Forum cambiò non solo il nome, diventando Novotel, ma anche aspetto, grazie a un’opera di restyling che gli fece perdere il caratteristico colore, per donargli un più neutro color grigio chiaro. Negli anni ’70 l’azienda edile svedese della Bpa fu impegnata nella costruzione di due altri grattacieli: l’Intraco I e l’Intraco II. Il primo vide la luce alle porte del quartiere di Muranów. Costruito in stile tardo modernista, 108 metri di altezza, fu pensato per ospitare uffici. Nel 1998 un’importante opera di riqualificazione lo rivestì di pannelli di vetro, rendendolo estremamente distinguibile nello skyline di Varsavia. Nel 1978 fu completato l’Intraco II, anch’esso destinato a ospitare uffici, collocato però nelle vicinanze della stazione centrale. Alto 150 metri, era considerato uno dei più moderni palazzi dell’epoca, al punto che il suo atrio fu utilizzato per riprodurre l’aeroporto di Heathrow, nel popolare film “Mis’” di Stanisław Bareja.
I RUGGENTI ANNI ’90
La trasformazione portata dal 1989 si riflesse anche in una nuova ondata di costruzioni. Tra le più rappresentative c’è quella del Centrum Lim, dai più conosciuto come Marriott, dal nome dell’albergo che vi trova sede. La sua ideazione in realtà risale a molti anni prima, quando l’architetto Jerzy Skrzypczak aveva progettato la parete est (Ściana wschodnia), un complesso di edifici che avrebbe fatto da cornice alla parte orientale del centro cittadino. Il Marriott si configura come una torre di vetro alta 170 metri, adibita in parte ad albergo, in parte occupata da negozi e uffici. La struttura è spesso utilizzata per ospitare importanti capi di Stato durante eventi ufficiali. In tempi recenti qui hanno alloggiato Barack Obama e Donald Trump. Al ventesimo piano trova posto uno dei più famosi panorama bar della capitale. La sua struttura ha ispirato nel corso degli anni diversi scalatori. Da ricordare l’impresa dell’arrampicatore francese Alain Robert, che nel 1998 scalò l’edificio senza protezione né permesso.
LO SLANCIO VERSO IL FUTURO
Negli ultimi anni la costruzione dei grattacieli è aumentata esponenzialmente, in particolare nella zona del Palazzo della Cultura e della Scienza. A Varsavia si dice malignamente che nell’impossibilità di abbattere l’edificio, si sia deciso almeno di nasconderlo. Tra le costruzioni più interessanti c’è la torre sbilenca di Złota 44, che con i suoi 192 metri di altezza è uno dei più alti grattacieli residenziali d’Europa. È stato progettato dall’archistar polacco-americana Daniel Libeskind, autore del Museo Ebraico di Berlino e del nuovo One World Trade Center a New York. Destinato a una fascia di mercato decisamente alta, il prezzo al metro quadro si aggira intorno ai 30mila złoty, più di 7mila euro. A circa un chilometro di distanza, nell’area di Rondo Daszyńskiego è sorto nel 2016 il Warsaw Spire, il complesso più ambizioso e imponente di questo decennio. Alto 220 metri, è il secondo grattacielo di Varsavia. Risulta invece primo nella graduatoria di quelli che ospitano soli uffici. Nello skyline cittadino è diventata caratteristica la scritta che campeggia sulla cima della torre “Kocham Warszawę” (amo Varsavia), un modo alternativo per integrare la nuova costruzione nel paesaggio urbano. Lo Spire ha fornito l’impulso per una completa rivoluzione di tutta l’area, che nel giro di quattro anni ha mutato completamente forma e ancora adesso si presenta come un cantiere in continuo fermento. Nell’immediato futuro il progetto più importante è quello di Varso Place, un complesso multifunzionale antistante la stazione centrale, costituito da una torre alta 320 metri, che lo renderà il grattacielo più alto d’Europa. Il cantiere è stato aperto nel 2017, e l’inaugurazione è pianificata per il 2020. Nelle intenzioni dei costruttori Varso Place dovrà diventare la nuova icona della capitale.
GLI INTRECCI POLITICI
Nel futuro prossimo di Varsavia nuovi grattacieli sono destinati a comparire. Alcuni progetti sono in fase di realizzazione, altri sono in fase di elaborazione, altri sono stati abortiti. Il caso più eclatante è quello delle Srebrna Towers, sfociato in uno scandalo che ha colpito direttamente il leader del PiS Jarosław Kacyzński attraverso la Srebrna, una società fondata nel 1990 dal Porozumienie Centrum (Accordo di centro), partito precursore del PiS. Attualmente la maggioranza della proprietà di Srebrna è in mano al Lech Kaczyński Institute, la fondazione dedicata alla memoria dell’ex presidente della Polonia, gemello di Jarosław, deceduto nel disastro aereo di Smolensk nel 2010. La fondazione avrebbe dovuto trovare nuova sede in una delle due torri previste, mentre il resto dei locali sarebbe stato dato in affitto. Un terzo del profitto annuale sarebbe poi entrato nelle casse della fondazione. Le intercettazioni riportate dal quotidiano Gazeta Wyborcza hanno svelato come Kacyzński si fosse speso in prima persona per garantire la riuscita del progetto, nonostante il divieto per i soggetti politici di sostenere attività economiche. I soldi sarebbero dovuti arrivare da Bank Pekao, banca di proprietà statale, palesando anche un evidente conflitto di interessi. Il progetto si è tuttavia arenato nel momento in cui le elezioni municipali di Varsavia sono state vinte da Rafał Trzaskowski, esponente di PO (Piattaforma Civica), oppositore del PiS, che non ha dato il via libera alle concessioni necessarie. Lo storia delle Srebrna Towers rivela come lo sviluppo edilizio di Varsavia sia strettamente legato alle trame politiche, e come il business dei grattacieli si allunghi sulla capitale più dell’ombra che essi proiettano.