Václav #46

25 gennaio-8 febbraio

Seconda ondata e piani vaccinali, ricadute sanitarie, economiche e politiche: nei Paesi dell’area Visegrád continua a tenere banco la grande questione pandemica. Apriamo con il coronavirus, doverosamente, anche l’edizione #46 del Václav. Occhio ai vaccini russo e cinese: l’Ungheria li ha approvati, il resto della regione li inizia a cercare.

Seguono le notizie non-covid dai singoli Paesi. In Polonia si registrano nuove e massicce proteste delle donne sulla questione aborto. In Repubblica Ceca c’è una legge elettorale da riscrivere: impatto certo sulle legislative di questo autunno. In Ungheria emerge un possibile scontro tra governo e “big tech”. Quanto alla Slovacchia, un nuovo rapporto conferma che la corruzione rimane un bubbone che nessun governo, nemmeno l’attuale, riesce a estirpare.

Chiudiamo la nostra rassegna con la sezione “Storie di storia”. Raccoglie una serie di articoli e riflessioni su temi del Novecento usciti sui media internazionali in queste ultime due settimane.

Buona lettura!



Covid: la lunghissima ondata


Contagiato un ceco su dieci
A inizio febbraio, la Repubblica Ceca ha superato il milione di casi positivi al covid-19. È il 21° Paese al mondo a sfondare questo tetto, ma il primo di dimensioni ridotte a farlo. Da quando, un anno fa, è esplosa la pandemia, un ceco su dieci è stato contagiato.

La Repubblica Ceca aveva contenuto bene la prima ondata, ma è stata travolta dalla seconda. Attualmente, è il Paese dell’Ue con il più alto numero di casi per 100mila persone. La curva dei contagi si è impennata negli ultimi giorni, superando a un certo punto quota 1200, come indica il grafico ricavato da Our World in Data, aggiornato al 6 febbraio. Abbiamo inserito i valori del Paesi V4 e quello medio dell’Ue. Anche la Slovacchia ha un’alta incidenza di contagi, si evince.

Covid casi totali.png

Per via della risalita dei contagi, il governo ceco, guidato da Andrej Babiš, ha deciso di bloccare la riapertura di scuole e impianti sciistici, così come l’allentamento delle varie misure restrittive sulla circolazione delle persone. «Dobbiamo far capire alle persone che il Covid non è un’influenza innocua. È un virus molto pericoloso», ha affermato il primo ministro. Toni diversi rispetto a quelli di agosto. «Siamo i migliori nella gestione del Covid», aveva detto allora Babiš, come ricorda un dispaccio di Associated Press

Uno di Reuters rivela invece che il governo pensa di aprire ai vaccini non registrati nell’Ue, vale a dire il cinese Sinopharm e il russo Sputnik V, seguendo le orme dell’Ungheria, di cui diremo più avanti. Il momentaneo ritardo nelle consegne di Pfizer-BioNTech, poi riparato, e i tagli annunciati da Moderna e AstraZeneca stanno complicando la road map vaccinale europea. Anche la Germania si è mostrata possibilista sull’apertura ai sieri russo e cinese.

Per tornare a Praga, si segnalano dubbi scientifici e scontri politici su come somministrare il vaccino. Procedere alla britannica, vaccinando quante più persone possibili, o all’europea, usando gli stock disponibili prima di tutto per i richiami?

Slovacchia: un futuro hub per i vaccini?
Anche la vicina Slovacchia ha visto l’impennata della curva dei contagi, dovuta alla circolazione della cosiddetta variante inglese. Lo stato di emergenza, che doveva scadere il 7 febbraio, è stato prorogato. Introdotte, inoltre, ulteriori misure restrittive alle frontiere. Taglio dell’Iva, infine, sulle mascherine con filtro Ffp-2, per incentivarne l’uso. Tutti i dettagli su Buongiorno Slovacchia.

Quanto ai vaccini, il ministro della Sanità, Marek Krajčí ha dichiarato interesse per lo Sputnik V e ha offerto il Paese come base produttiva per la realizzazione dei sieri di Moderna e Pfizer/BioNTech. La Slovacchia avrebbe impianti e personale pronto in caso si decidesse di appaltare la licenza di produzione a esterni, ha spiegato il ministro. Lo riporta Slovak Spectator.

Polonia: timide riaperture e proteste dei ristoratori
La situazione sembra migliorare in Polonia. Il progressivo calo della curva epidemica ha indotto il governo a revocare alcune restrizioni. Dopo musei, gallerie d’arte e centri commerciali, a partire da metà febbraio potranno riaprire i battenti anche hotel, cinema, e teatri, seppure al 50% della capienza. Via libera anche per stazioni sciistiche e piscine, anch’esse con alcune limitazioni. La notizia su Notes from Poland, che precisa tuttavia che ristoranti e bar continueranno a restare chiusi al pubblico. Lo stesso vale per le palestre.

Monta la rabbia tra queste categorie. Già nello scorso Václav avevamo riferito che molti ristoratori e operatori turistici polacchi avevano aperto i battenti, malgrado i divieti. La loro campagna, #otwieraMY, letteralmente “noi apriamo”, aveva avuto un discreto successo. Il movimento sta crescendo. Deutsche Welle riporta le voci di queste “partite Iva ribelli”. Intanto, la questione si sposta nei tribunali. Sono già 30 i procedimenti legali conclusosi a favore degli imprenditori. I giudici hanno ritenuto illegale il modo in cui il governo ha imposto le chiusure.

Se il numero dei nuovi contagi giornalieri scende, quello delle morti resta troppo alto, sopra i 300 di norma. L’impatto della pandemia desta preoccupazione in termini demografici. Un articolo di Abcnews rivela che il rapporto tra nascite e morti è passato da -36400 a -129mila tra il 2019 e il 2020. Quest’ultimo è l’anno in cui si è contato il maggior numero di decessi dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Qui Budapest: Sputnik V in fase di decollo
I giorni peggiori della seconda ondata pandemica sembrano, almeno momentaneamente, alle spalle. Nelle ultime due settimane i nuovi contagi di coronavirus si sono attestati attorno ai 1500 casi giornalieri - pur con un lieve peggioramento a partire dal 2 febbraio - mentre le vittime quotidiane non hanno mai superato i cento decessi. Tuttavia, le misure restrittive per contrastare la diffusione del virus decise dal governo magiaro resteranno in vigore sino al 1° marzo e la situazione per molte attività commerciali è divenuta critica. Per provare a evitare o almeno allontanare lo spettro del fallimento per caffè, ristoranti e palestre il governo ha annunciato l’esenzione dal pagamento dell'affitto sino al 31 maggio. Intanto, come in Polonia e altrove in Europa, anche in Ungheria i ristoratori sono scesi in piazza.

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Passiamo alla campagna vaccinale. Viktor Orbán spera che entro il 15 marzo tutti gli over 60 registratisi dovrebbero essere immunizzati. La campagna vaccinale lanciata da Budapest dovrebbe entrare nel vivo nei prossimi giorni, con l’arrivo di molte dosi del vaccino russo Sputnik V, come conferma Radio Free Europe. L'Ungheria sarà il primo Paese europeo a inoculare ai propri cittadini il siero messo a punto da Mosca, la cui efficacia sui casi di covid-19 sintomatici sarebbe pari al 91,6% secondo un recente studio di Lancet. 

Budapest guarda ancora più a Est, per i vaccini. Entro fine mese arriverà il primo lotto delle dosi del siero prodotto dalla cinese Sinopharm. Lo stock ordinato servirà a vaccinare 250mila persone. Anche in questo caso, il Paese magiaro è il primo nell'Ue ad approvare, in anticipo sull’Agenzia europea per i medicinali (Ema), il vaccino cinese. Via Politico.

Pfizer-BioNTech parla ungherese
Gábor Boros è un biochimico magiaro, membro del gruppo di ricerca di BioNtech, l’azienda tedesca che ha consegnato e sperimentato in tempi record un vaccino contro il covid-19. La storia di Boros parte da lontano, e con un fallimento: il mancato ingresso, per un soffio, alla facoltà di Medicina. Ripiegò su Scienze biologiche. Dopo la laurea trovò presto lavoro, ma dovette sbarcare il lunario assieme alla moglie con stipendi irrisori per vari anni. Poi, a una conferenza, avvenne l'incontro che cambiò la sua vita e lo portò all’estero. Una vicenda raccontata da Alessandro Grimaldi, giornalista italiano di stanza nella capitale magiara, nel suo blog Live in Budapest.


Polonia

Stretta sull’aborto, nuove proteste di massa
Il 27 gennaio il governo ha pubblicato in Gazzetta ufficiale la sentenza del Tribunale costituzionale, risalente allo scorso 22 ottobre, che limita in maniera quasi totale la possibilità di abortire. Da ora in poi, si potrà ricorrere all’aborto solo se la gravidanza è conseguenza di incesto o di stupro, o se mette a rischio la vita della futura madre. Impossibile interrompere la gravidanza in caso di malformazione del feto, come prevedeva la legge in vigore dal 1993. In questa parte, hanno sancito i giudici, essa era incostituzionale.

La pubblicazione della sentenza in Gazzetta ha rilanciato le proteste delle donne, coordinate da Strajk Kobiet, il collettivo che già dallo scorso ottobre si è mobilitato per contestare la stretta, ritenuta oscurantista, sui diritti riproduttivi. I servizi del New York Times, del Guardian e di Deutsche Welle sulle recenti proteste, molto partecipate. Per un riepilogo, segnaliamo il nostro longform collettivo.

La protesta a Varsavia del 27 gennaio. Dalla pagina Facebook di Strajk Kobiet, il movimento delle donne.

La protesta a Varsavia del 27 gennaio. Dalla pagina Facebook di Strajk Kobiet, il movimento delle donne.

Processo della “Madonna arcobaleno”
Rischiano una pena detentiva fino a due anni di carcere, per offesa ai sentimenti religiosi, le attiviste Elżbieta Podleśna, Anna Prus e Joanna Gżyra-Iskandar. Nell’aprile del 2019 tappezzarono i dintorni della chiesa di San Domenico, nella cittadina di Płock, a 90 km da Varsavia, con adesivi e manifesti raffiguranti la Madonna di Częstochowa circondata dall’aureola arcobaleno. L’azione era maturata come protesta a seguito di un’iniziativa del parroco, che qualche giorno prima aveva fatto apporre vicino al luogo di culto manifesti che includevano, tra i peccati da evitare, l’adesione al movimento Lgbt+ e alla teoria del gender. Il caso delle tre donne, accusate di offesa ai sentimenti religiosi, è diventato un simbolo del confronto tra tradizione e modernità, in Polonia più acceso che altrove. La loro storia viene raccontata su Linkiesta da Alessandro Ajres.

Varsavia-Londra: scontro bioetico
Ha assunto i contorni di un vero e proprio caso diplomatico quello tra Polonia e Regno Unito sulle sorti di un uomo polacco, residente con moglie e figlio a Plymouth, rimasto in stato vegetativo a seguito di un attacco cardiaco occorsogli nello scorso novembre. I medici britannici non vedevano nessuna possibilità di recupero per l’uomo, e così, d’accordo con la moglie, avevano deciso di staccare i macchinari che lo tenevano in vita. Di parere contrario la madre e la sorella, che vivono in Polonia: insistevano per continuare le cure. Il paziente è morto, per la cronaca. Ma prima del suo decesso il presidente polacco Andrzej Duda, la Conferenza episcopale polacca e perfino un giudice del Tribunale Costituzionale sono scesi in campo, tentando fino all’ultimo di trasferire l’uomo in Polonia e continuare e tenerlo in vita. I dettagli su Politico

Coalizione 276
Borys Budka e Rafał Trzaskowski, i due esponenti principali del partito liberale d’opposizione Piattaforma Civica (Po), hanno lanciato l’idea di una nuova coalizione. Dovrebbe raccogliere tutti i principali partiti di centrosinistra per sfidare alle legislative del 2023 Diritto e Giustizia, il partito di destra al potere dal 2015. Budka e Trzaskowski, rispettivamente segretario di Po e sindaco di Varsavia, hanno dato all’alleanza anche un nome: “Coalizione 276”, dove il numero rappresenta i deputati necessari per ribaltare un veto del presidente della Repubblica. Per i due politici liberali, la coalizione guidata da Po deve allargarsi a Lewica, partito di sinistra, Psl, forza di centro legata al mondo agrario, e Polonia 2050, gruppo in forte crescita guidato dal giornalista Szymon Hołownia. Quest’ultimo ha però dichiarato di non essere stato messo al corrente dell’iniziativa. E lo stesso ha fatto Adrian Zandberg, parlamentare di Lewica. Un’alleanza che non nasce nel migliore dei medi. Ne scrive Gazeta Wyborcza.


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Slovacchia


Passi indietro sulla corruzione
Alle legislative del 2019, Ol’ano, il partito del premier Igor Matovič, aveva ottenuto la maggioranza relativa intercettando la forte domanda di politiche anti-corruzione espressa dai cittadini. Dall’insediamento del nuovo governo, non molto però è cambiato. I rapporti poco chiari tra politica, imprese e criminalità continuano a essere radicati, come evidenziato da un recente rapporto del Consiglio d’Europa, pubblicato lo scorso 3 febbraio. Come segnalato da Slovak Spectator, il giudizio sulla Slovacchia da parte del Consiglio, organo paneuropeo che si occupa di democrazia e diritti, è nettamente negativo. Su otto dei sedici indici presi in esame, la Slovacchia non raggiunge la sufficienza.

Covid e campi rom, tempesta imperfetta
All’inizio dell’epidemia le preoccupazioni legate all’incidenza dei contagi nelle nutrite comunità rom del Paese erano forti. Le condizioni economiche e finanziarie di buona parte della comunità, oltre allo scarso accesso a dispositivi igienico-sanitari, avevano fatto temere il peggio. Un’analisi di Kafkadesk dimostra però che negli insediamenti rom i contagi e i decessi da covid-19 sono stati in linea con il resto del Paese. Ong e mediatori culturali sono stati fondamentali per evitare che si impennassero.

Calcio: la grande scuola cecoslovacca
L’Olanda di Johann Cruijff e l’Ungheria di Ferenc Puskás: due delle più forti squadre della storia del calcio, mai arrivate però a coronare con un trofeo importante la propria parabola sportiva. Ancora oggi, il calcio praticato dagli arancioni e dai magiari fa parlare e discutere. Si è invece persa l’aura mitica della nazionale cecoslovacca, figlia della grande scuola del calcio boemo della prima metà del Novecento. La squadra fu per due volte a un passo dal Mondiale: sconfitta in finale dall’Italia di Meazza nel 1934 e contro il Brasile di Pelé nel 1962. Kafkadesk ripercorre la storia di questa nazionale. 

La nazionale cecoslovacca alla finale del mondiale del ‘62 in Cile, persa contro il Brasile di Pelé (che non giocava in quanto infortunato). Dal sito della Fifa.

La nazionale cecoslovacca alla finale del mondiale del ‘62 in Cile, persa contro il Brasile di Pelé (che non giocava in quanto infortunato). Dal sito della Fifa.


Repubblica Ceca  


Una legge elettorale da riscrivere
La Corte Costituzionale ha ordinato al Parlamento di riscrivere la legge elettorale. Favorisce i partiti grandi, danneggia quelli piccoli. Per questi ultimi, il numero di voti per ottenere un seggio è di molto superiore a quello di cui abbisognano i partiti più grandi. Insomma, c’è un problema di rappresentanza che deputati e senatori devono correggere, garantendo maggiore equilibrio in vista delle legislative di ottobre. La decisione dei giudici costituzionali è un duro colpo per il premier Babiš, scrive Reporting Democracy. La legge, quando verrà riscritta, costerà alcuni seggi al suo partito, Ano, maggioranza relativa nell’attuale parlamento e, forse, anche in quello che si rinnoverà tra qualche mese, anche se la cattiva gestione della seconda ondata sta facendo salire le quotazioni del Partito pirata e di Spolu, formazione di centrodestra.

Protezionismo alimentare
Gli spazi commerciali che vendono generi alimentari, se dotati di una superficie superiore ai 400 metri quadri, dovranno vendere una quota obbligatoria di prodotti cechi, pari al 55%, a partire dal 2022. Nel 2028, la stessa quota dovrà salire al 73%. È quanto prevede una legge da poco approvata in parlamento e votata trasversalmente. Obiettivo: favorire le imprese agricole locali e ridurre l’import dall’estero, attualmente molto elevato. La legge però non piace ad alcuni governi europei. Anche alla Commissione emergerebbero dei dubbi. Il problema sta nel conflitto tra protezionismo e libertà di circolazione delle merci, uno dei principi scolpiti dai trattati europei. Da Euractiv.


 

Ungheria 


Lotta ai social network
L'Ungheria si è schierata a fianco della Polonia contro i giganti dei social network, ritenuti colpevoli di limitare la libertà di espressione sulle loro piattaforme. Un tema aperto dalla messa al bando dell'ex presidente statunitense Donald Trump decisa da Twitter e Facebook a seguito dell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio scorso. Il ministro della Giustizia ungherese, Judit Varga, ha annunciato proprio via Facebook che intende presentare un disegno di legge sul tema, in primavera, per fermare quella che definisce «censura ideologica e deliberata». Lo riferisce il Financial Times. Mentre Il Post evidenzia come questa levata di scudi in difesa della libertà di parola sui social (che significa anche propagare notizie distorte e dai toni discriminatori) provenga da due governi che hanno fortemente compresso la libertà di stampa in patria.

Frontex volta le spalle
Il 27 gennaio l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, meglio nota come Frontex, ha sospeso unilateralmente la propria collaborazione con l'Ungheria. La decisione è stata presa a seguito di una sentenza della Corte di Giustizia dell'Ue che ha confermato numerosi e sistematici respingimenti illegali di richiedenti asilo compiuti dalle autorità ungheresi al confine con la Serbia. Frontex, che ha sede a Varsavia, si distanzia dunque dalla violazione di regole europee commessa da uno Stato membro. Paradossalmente, la stessa agenzia è sotto pressione, da più parti, perché avrebbe contribuito a operare respingimenti illegali nei Paesi in cui opera. Della vicenda si occupano Il Post e Il Fatto Quotidiano.

Povertà mestruale
Si chiama period poverty o povertà mestruale. È una situazione di disagio che non permette alle donne di avere accesso ad adeguati prodotti sanitari per motivi economici, ma anche a luoghi igienicamente idonei per gestire il proprio ciclo mestruale. Il problema è drammatico in alcuni Paesi asiatici e africani, ma esiste anche in Europa. In Ungheria la tassazione sugli assorbenti è la più alta nell'Ue e una studentessa su dieci non può permettersi di acquistarli regolarmente, soprattutto nelle aree rurali del Paese. Ne parla un reportage di Lili Rutai, finanziato con crowdfunding, pubblicato da Kafkadesk


 

Storie di storia


Olocausto, storici a processo
Poco meno di tre anni fa veniva approvata in Polonia la discussa “legge sull’Olocausto”. Prevede sanzioni pecuniarie per chiunque accusi la nazione polacca di collaborazionismo o di responsabilità nello sterminio degli ebrei. In una prima stesura, stabiliva anche la pena carceraria. La legge è un ostacolo per chi fa ricerca, hanno sempre sostenuto gli storici. E un recente caso giudiziario lo dimostrerebbe. Gli studiosi Barbara Engelking e Jan Grabowski, autori di un volume sul ruolo ambiguo avuto da alcuni polacchi durante il genocidio degli ebrei, sono stati accusati di diffamazione, con una richiesta di risarcimento di 100mila złoty (circa 22mila euro), dalla nipote di un vecchio residente del villaggio di Malinowo, nella Varmia Masuria. Nel libro, verrebbe ritenuto responsabile della morte di diversi ebrei. La storia viene raccontata sul Washington Post.

Liberazione Auschwitz: una commemorazione particolare
La pandemia ha inevitabilmente condizionato anche le celebrazioni del 76° anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, effettuato dall’Armata Rossa. La tradizionale cerimonia quest’anno si è svolta solo online, con la partecipazione dei sopravvissuti e delle autorità polacche, russe e israeliane. Il presidente polacco Andrzej Duda ha sottolineato l’importanza di continuare, in qualunque condizione, a svolgere il compito di testimoni della memoria e di guardiani della verità sull’Olocausto, e ha auspicato che le persone tornino a visitare il campo una volta che l’emergenza sanitaria sarà finita. Lo riporta Deustche Welle.

Architettura politica
Interessante editoriale di Lenka Hanulová su Kafkadesk a proposito di Bratislava e della sua crescita irregolare. Con il poco spazio all’edilizia pubblica, nella capitale slovacca aumentano palazzi destinati a ospitare uffici per multinazionali che appaiono un po’ anacronistici, mentre il mondo sta scoprendo i vantaggi dell’home office. Mancano invece investimenti in asili, strutture sanitarie, case popolari, scuole e spazi di condivisione.

Le sussurratrici del Podlasie
Nel Podlasie, regione del nordest polacco al confine con la Bielorussia, resiste ancora una figura dall’alone magico, radicata in una Polonia arcaica e contadina che sta ormai sparendo. Si tratta della szeptucha, che in italiano potremmo tradurre come sussurratrice. Le sussurratrici sono delle donne che all’interno delle loro case “curano” alcune malattie specifiche, perlopiù psicosomatiche o legate allo stress, bisbigliando preghiere in un mix di polacco, bielorusso e slavo ecclesiastico, con l’ausilio dell’imposizione delle mani. La loro storia viene raccontata da Massimo Gordini su East Journal.

Le luci di Budapest
Durante gli anni del comunismo, le notti di Budapest, al pari di quelle di Varsavia, erano rese più luminose dalle fantasiose insegne al neon che adornavano le facciate di molti edifici. Mentre nella capitale polacca la conservazione di molti di questi piccoli capolavori di illuminazione artigianale è stata resa possibile dall'apertura del Neon Muzeum (protagonista di uno dei nostri longform), Budapest ha lasciato che la storia facesse il suo corso. Di recente, però, alcune delle insegne al neon superstiti della metropoli ungherese sono state restaurate e rimesse in funzione grazie all'iniziativa di una designer locale, Luca Patkós. Un articolo del Budapest Times racconta come. 

Budapest, un’insegna al neon del periodo comunista. Dal Budapest Times.

Budapest, un’insegna al neon del periodo comunista. Dal Budapest Times.


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