Václav #26

SLOVACCHIA
 

29 febbraio, elezioni cruciali
Avoiding a black hole: così titola un lungo, e duro, editoriale di Visegrad Insight firmato da Igor Merheim-Eyre sul tema delle prossime elezioni parlamentari slovacche, in programma il 29 febbraio. Le presidenziali vinte dalla liberale Zuzana Čaputová sembrano lontane, nel senso che l’atteso consolidamento del suo partito, Slovacchia Progressista, non è ancora realtà. Salgono invece le quotazioni di L’sns, forza di estrema destra capeggiata da Marian Kotleba, mentre le posizioni del partito Smer di Robert Fico, l’ex premier costretto alle dimissioni dopo l’omicidio del giornalista Ján Kuciak, si fanno sempre più aggressive, illiberali e preoccupanti. Un buon risultato dell’opposizione liberale è, per Merheim-Eyre, l’unico modo per evitare che si apra un buco nero, appunto, dentro l’Ue.  

Kollár si è mostrato pubblicamente a fianco di Matteo Salvini e sta svolgendo una campagna elettorale antisistema e contro la corruzione dai toni populisti e moderatamente euroscettici. Kollár, grande nome del mercato nero prima della caduta del comunismo, è proprietario di una stazione radio e di una catena di hotel e impianti sciistici. Di fronte alle perplessità di parte dell’opinione pubblica sul suo arricchimento improvviso, nicchia e gioca di contrattacco. Bloomberg dichiarato pronto a sostenere il prossimo esecutivo a patto di poter portare dei punti del suo programma al governo. Come sintetizzato da Siamo una famiglia). Con i sondaggi che danno il partito di governo uscente Smer favorito, ma incapace di esprimere da solo la maggioranza, Kollár si è (A decidere le sorti del voto potrebbe essere l’outsider Boris Kollár, leader della formazione politica Sme Rodina


Da attivisti a candidati
La grande mobilitazione civile dopo l’omicidio del reporter Ján Kuciak e l’elezione dell’avvocatessa ecologista Zuzana Čaputová a presidente della Repubblica hanno portato alla ribalta l’attivismo politico dal basso. Balkan Insight, all’interno del progetto Reporting Democracy, ha dedicato al tema un lungo articolo che raccoglie le esperienze di alcune personalità che, in questo periodo, dall’impegno civico sono passate a quello politico in senso stretto. È il caso di alcuni dei candidati di prima fila della coalizione liberale, di cui fa parte Slovacchia Progressista, ma anche di quelli del partito centrista Za ludi (Per le persone) voluto dall’ex presidente Andrej Kiska, e accreditato intorno al 10% dai sondaggi. Ad accomunare le varie esperienze, il fronte comune contro corruzione, estremismo di destra e devastazioni ambientali.  

Il ruolo delle minoranze
La minoranza ungherese in Slovacchia è un gruppo nazionale abbastanza corposo da poter essere decisivo per la formazione del governo. Rappresenta l’8% della popolazione su un totale di 5 milioni e mezzo di abitanti. Per la prima volta dal 1989 i suoi partiti potrebbero non riuscire a superare la soglia di sbarramento, fissata al 5%. Intanto, come in Romania, Serbia e Croazia, tutti Paesi dove la minoranza ungherese è ben presente, il primo ministro magiaro, Viktor Orbán, sta perseguendo un piano di ricongiungimento spirituale alla madrepatria. Fino a oggi tendenzialmente moderati, gli ungheresi di Slovacchia non sembrano aver mai valutato la questione nazionale come un elemento importante dell’orientamento di voto. Ma le cose continueranno a essere così? Se lo chiede Balkan Insight  in un altro ricchissimo reportage. 

Non è solo la minoranza ungherese, a ogni modo, a prendersi uno spicchio di attenzione dei media in vista delle parlamentari. Alcuni attivisti della comunità rom hanno lanciato la campagna Opre Roma per mobilitare al voto la loro comunità, da tempo oggetto di discriminazione quotidiana. A ogni tornata elettorale non mancano attacchi più o meno sottili da parte dei partiti dell’estrema destra. Opre Roma nasce per evitare che alcuni esponenti della comunità, più colpiti dalla povertà e dall’isolamento, possano andare alle urne dopo aver venduto il proprio voto al miglior offerente. Un resoconto su Slovak Spectator

Addio allo scrittore Vilikovský        
Il 10 febbraio il mondo culturale slovacco ha pianto la scomparsa di Pavel Vilikovský, morto a Bratislava all’età di 78 anni. Noto come scrittore postmoderno e traduttore in slovacco di autori come Kurt Vonnegut e William Faulkner, Vilikovský era anche uno degli scrittori slovacchi più noti a livello internazionale. Non è mai stato tradotto in italiano, tuttavia. Un ricordo della sua opera è apparso su Slovak Spectator.

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