Václav #43

9 - 23 dicembre

Edizione pre-natalizia del Vacláv, l’ultima di quest’anno. In apertura, diamo spazio a come verranno trascorse queste feste sui generis nell’area Visegrád, fra regole, divieti e precauzioni per limitare il diffondersi del coronavirus e della sua temuta variante inglese. Poi vi aggiorniamo sul superamento del veto polacco-ungherese al Recovery Fund, risolto all’ultimo Consiglio europeo. Salvi i fondi europei, dubbi sull’efficacia del meccanismo sul rispetto dello stato di diritto. A seguire, la consueta carrellata di notizie dai quattro Paesi della regione. E infine torna la nostra terza pagina, fra letteratura, cinema, videogiochi e tradizioni natalizie. Ci risentiamo nel 2021.

Buona lettura!


Feste a porte socchiuse

Saranno feste natalizie da trascorrere fra pochi intimi anche in Europa Centrale. Continuano a preoccupare – e molto – i contagi da coronavirus. I governi dei quattro Paesi di Visegrád hanno attuato di conseguenza una serie di restrizioni che limiteranno spostamenti e assembramenti. In Polonia, per scongiurare l’arrivo di una terza ondata di contagi da covid-19 ed evitare affollamenti negli impianti sciistici nel sud del Paese, il governo, guidato da Mateusz Morawiecki, ha annunciato restrizioni d’emergenza dal 28 dicembre al 17 gennaio. Prevederanno il coprifuoco nella notte di Capodanno oltre alla chiusura di piste da sci, alberghi, centri commerciali e strutture sportive. Chiunque voglia entrare o rientrare in Polonia in questo periodo con un mezzo di trasporto diverso dalla propria automobile dovrà osservare dieci giorni di isolamento all’arrivo. Restano inoltre valide le restrizioni precedenti. I dettagli su Notes from Poland.

Intanto, avverte Reuters, in seguito alla scoperta di una nuova variante del coronavirus nel Regno Unito, le autorità di Varsavia hanno chiuso i collegamenti con gli aeroporti britannici. Oltremanica vivono centinaia di migliaia di polacchi. Anche la Repubblica Ceca ha sospeso i voli dal Regno Unito, a partire da mezzogiorno del 21 dicembre. Il governo di Praga si trova a fronteggiare una situazione virale critica. Negli ultimi giorni è stato attivato il massimo livello di emergenza. L’incremento giornaliero di contagi è pari a quello di metà novembre, picco della seconda ondata. Mentre andiamo on line, non si sono ancora presi provvedimenti certi per il periodo natalizio. Le attuali restrizioni a spostamenti e assembramenti terminerebbero il 23 dicembre, ma appare probabile che verranno prolungate sino a gennaio inoltrato.

Nuovo lockdown nella vicina Slovacchia. Durerà fino al 29 dicembre, con possibile estensione al 10 gennaio. Chiusi tutti i negozi, salvo le attività essenziali. Il governo invita i cittadini a trascorrere il Natale a casa, evitando il più possibile assembramenti, anche in famiglia. L’obiettivo di queste “piccole bolle”, scrive lo Slovak Spectator, è limitare i contagi e sventare la terza ondata. Intanto, il 18 dicembre, è giunta la notizia della positività del premier Igor Matovič. «Sono uno di voi. Volevo passare il Natale dando una mano in un ospedale. Ma ora i miei piani sono cambiati», ha affermato Matovič, che dovrà trascorrere dieci giorni in quarantena. Lo riferisce Eunews. A stretto giro dal suo annuncio, anche alcuni ministri hanno annunciato di essere positivi al virus, mentre la presidente della Repubblica, Zuzana Čaputová, è in auto-isolamento. Via Buongiorno Slovacchia.

«Sono uno di voi. Volevo passare il Natale dando una mano in un ospedale. Ma ora i miei piani sono cambiati».
— Igor Matovič, primo ministro slovacco, positivo al coronavirus

In Ungheria, nelle ultime due settimane, i nuovi contagi giornalieri da coronavirus sono lievemente diminuiti dopo il picco avvenuto tra fine novembre e inizio dicembre. Rimane alto il numero delle vittime, superiore a 100 al giorno. Come riporta il Budapest Business Journal, il mese scorso ha segnato un incremento del 52% delle morti rispetto a novembre 2019. Un dato mensile così alto (15366 deceduti) non si registrava da gennaio 2000. Il primo ministro Viktor Orbán ha annunciato che la campagna vaccinale prenderà il via subito dopo Natale, il 27 o il 28 dicembre. Al momento sono disponibili 35mila dosi del vaccino e i primi a riceverle, su base volontaria, saranno gli operatori sanitari. Orbán ha invitato questa categoria a proteggersi, aggiungendo che finora non c’è stato un numero molto alto di adesioni. La notizia su Hungary Today.


Ex veto

È stato il caso politico delle ultime settimane: il veto avanzato da Polonia e Ungheria sul budget Ue 2021-2027, in disaccordo con il meccanismo che vincola al rispetto dello stato di diritto l’erogazione dei fondi strutturali, cui si lega il Recovery Fund, salvagente vitale per molti Paesi messi in difficoltà dalla pandemia. Nell’agenda di Bruxelles lo stallo provocato dalla posizione dei due governi era diventato l’ostacolo numero uno da superare. La situazione si è sbloccata proprio alla vigilia del Consiglio europeo del 10-11 dicembre grazie alla decisiva mediazione della presidenza di turno tedesca.

La soluzione della crisi presenta luci ed ombre. Si liberano subito i fondi della Next Generation Eu, e in tal senso si può parlare di un successo, ma sul piano politico, secondo l’analisi di Ispi, quella dell’Ue è una vittoria di Pirro, in quanto limita gli estremi di applicabilità del meccanismo di rispetto dello stato di diritto. Le eventuali violazioni verranno contestate solo se impatteranno sull’utilizzo dei fondi. Inoltre, il meccanismo scatterà dal 2021: nessuna retroattività. Di tenore diverso la visione del Post, che sottolinea come il meccanismo “renderà molto più semplice la sospensione dei fondi europei ai paesi dell’Est che non rispettano l’indipendenza dei tribunali, la libertà di stampa e i diritti delle minoranze, come appunto Polonia e Ungheria”.

Politico si concentra invece sul ruolo avuto da Angela Merkel nella mediazione. Se da una parte le va dato il merito di essere riuscita a sbloccare una situazione complicata, dall’altra le viene imputato di non aver frenato Viktor Orbán e Jarosław Kaczyński nel corso degli anni. La cancelliera ha attuato una politica di appeasement con i governi illiberali dell’Europa Centrale, motivata dall’interdipendenza economica creatosi tra Germania ed Europa Centrale dopo il 1989, e – questo nel caso polacco – con la memoria ingombrante dei crimini nazisti. Ma la pazienza e il dialogo non sono sempre una virtù, fa capire Politico.

Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki assieme al vicepremier Jarosław Kaczyński e al primo ministro magiaro Viktor Orbán l’8 dicembre a Varsavia.

Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki assieme al vicepremier Jarosław Kaczyński e al primo ministro magiaro Viktor Orbán l’8 dicembre a Varsavia.


Ungheria

Adozioni vietate alle coppie omosessuali
Solo le coppie eterosessuali potranno crescere e adottare dei figli. Lo stabilisce una modifica alla Costituzione passata in parlamento con 123 voti a favore e 45 contrari. La famiglia è «basata sul matrimonio e sulla relazione genitore-figlio: la madre è una donna e il padre è un uomo», recita la Costituzione dopo la variazione apportata. Decade dunque la possibilità di identificarsi con il genere che si sente proprio. Il testo aggiunge che «L'Ungheria difende il diritto dei bambini di identificarsi con il loro genere di nascita e assicura loro un'educazione basata sull'identità costituzionale e sui valori basati sulla nostra cultura cristiana». Come viene ricordato dal Washington Post, finora le adozioni da parte di coppie omosessuali erano possibili a patto che uno dei partner inoltrasse la richiesta come persona single.

Amnesty International parla di comunità Lgbtq+ sotto attacco, mentre Emerging Europe ha definito quella appena passata una settimana nera per i diritti umani e la parità di genere in Ungheria, ricordando in testa al pezzo le parole recenti della ministra della Famiglia, Katalin Novák, che aveva invitato le donne a non competere con gli uomini sul lavoro e a non aspettarsi di ricevere lo stesso stipendio, in quanto il loro posto – aveva chiosato – è in cucina. Telex.hu si chiede se, come accaduto in Polonia, in vista delle elezioni parlamentari del 2022 le minoranze sessuali non rischino di ricoprire il ruolo di capro espiatorio politico che precedentemente era stato riservato ai migranti.

Tra Costituzione e opposizione
Le modifiche costituzionali hanno riguardato anche altre sfere dei meccanismi che regolano lo Stato. Il Financial Times riporta come sia stata ristretta la definizione di fondi pubblici, in un modo che ne mina il controllo e la trasparenza. È stata modificata anche la legge elettorale: per potersi presentare alle elezioni nazionali i partiti dovranno presentare i loro candidati nel doppio dei collegi, rispetto a quanto era stabilito finora. E questo è il motivo che ha spinto le opposizioni a formalizzare un accordo per una lista unica, ipotesi già da tempo in discussione. Come riporta Politico, il cartello delle opposizioni riunirà sei partiti, dalla sinistra moderata di Coalizione Democratica alla destra di Jobbik, passando per i liberali di Momentum.

Sei partiti di opposizione correranno insieme alle legislative del 2022. I sondaggi, al momento, li danno avanti di tre punti percentuali rispetto a Fidesz, il partito del primo ministro Viktor Orbán (34% contro 31%).


Bloomberg riferisce che tre diversi sondaggi indicano come l’opposizione unita al momento risulti avanti di tre punti percentuali rispetto a Fidesz (34% contro 31%). Il partito di Orbán pagherebbe una cattiva gestione della pandemia e lo scandalo sessuale che ha investito l’ex europarlamentare József Szájer. Secondo Deutsche Welle a pesare sulla flessione di Fidesz ci sarebbe anche la questione del veto sul Recovery Fund: un sondaggio di Euronews ha rivelato che solo il 15% degli intervistati sosteneva il premier magiaro nella sua iniziativa di blocco del bilancio Ue, mentre in un altro sondaggio il 77% si dichiarava favorevole a introdurre il meccanismo di rispetto dello stato di diritto.

L’affare dell’energia
Le nuove sfide imposte dal cambiamento climatico hanno costretto l’Ungheria a pianificare la dismissione delle vecchie centrali a carbone e a soddisfare il proprio fabbisogno energetico in modo meno inquinante. Entro il 2030 la politica energetica del Paese si baserà su due pilastri: il nucleare, e le fonti rinnovabili, in particolar modo l’energia solare. Visegrad Insight dedica  un lungo approfondimento all’argomento, spiegando come in questo contesto la Russia e la Cina siano divenute due partner fondamentali per Budapest. La prima per gli investimenti condotti nel potenziamento della centrale di nucleare di Paks attraverso la costruzione di due nuovi reattori, la seconda per il suo massiccio intervento nella costruzione di parchi fotovoltaici.

Lo sbocco sul mare
La società pubblica ungherese Adria Port ha concluso ufficialmente l’acquisizione dell’area dell’ex raffineria Aquila/Teseco nel porto di Trieste. Si tratta di un terreno di 32 ettari e una linea di costa di 300 metri, che fungerà da vero e proprio terminal ungherese sull’Adriatico. L’investimento, che oltre all’acquisto prevede anche la messa in sicurezza ambientale e lo sviluppo del progetto, è di 100 milioni di Euro. Ne scrive Triesteallnews.

Un rendering del futuro terminal ungherese sull’'Adriatico nell’area dell’ex raffineria Aquila/Teseco nel porto di Trieste (foto Il Piccolo)

Un rendering del futuro terminal ungherese sull’'Adriatico nell’area dell’ex raffineria Aquila/Teseco nel porto di Trieste (foto Il Piccolo)

Il momento d’oro del calcio magiaro
Il 2020 si chiude con un sorriso per la nazionale ungherese di calcio. Con un ruolino di cinque vittorie, due pareggi e una sconfitta, la selezione magiara è riuscita ad accedere alle fasi finali del campionato europeo in programma nel 2021 e a vincere il proprio girone di Nations League. Ciò le ha permesso di scalare 12 posizioni nella classifica Fifa, dove ora occupa la 40ª posizione, miglior risultato dal 2016. La notizia su Kafkadesk che racconta anche il sorteggio dei gironi di qualificazione al mondiale in Qatar del 2022. Saranno Inghilterra e Polonia gli avversari più quotati da dover battere per poter staccare un biglietto per il mondiale. Più abbordabili sulla carta gli altri impegni: Albania, Andorra e San Marino.

Dicembre ha portato in dote anche il trasferimento più costoso della storia per un calciatore ungherese. Si tratta di quello del ventenne centrocampista Dominik Szoboszlai, il talento più cristallino del calcio magiaro, passato dal Red Bull Salisburgo al Red Bull Lipsia per 25 milioni di euro. Un trasferimento in famiglia, dato che entrambe le squadra appartengono al colosso produttore della nota bibita energetica. I tedeschi hanno battuto la concorrenza dell’Arsenal. Se ne parla su Goal.com.




Repubblica Ceca


Europeisti nelle avversità
L’Unione europea non attraversa uno dei suoi periodi migliori, fra Brexit, pandemia in corso e attriti causati dalle posizioni di Polonia e Ungheria, eppure i cechi non vogliono sganciarsi da Bruxelles. Un recente sondaggio di Stem, riportato da Kafkadesk, rivela che il 57% degli intervistati è soddisfatto che il proprio Paese faccia parte dell’Ue. Si tratta della percentuale piú alta degli ultimi dieci anni. Il massimo apprezzamento verso l’appartenenza all’Unione si raggiunse nel 2009 (69%). Da allora, una discesa costante, fino al 36% del 2016. Il dato di quest’anno sorprende particolarmente dato che i cechi sono considerati il popolo più euroscettico dell’area Visegrád.

Crollano le vendite di alcolici
Uno degli effetti collaterali del lockdown è ritenuto quello di portare a una crescita del consumo di alcolici, in particolare presso giovani e giovanissimi, come antidoto alla forzata mancanza di compagnia. In Repubblica Ceca, tuttavia, questa tendenza pare essere meno accentuata che altrove, almeno per quanto riguarda le vendite al dettaglio di bevande alcoliche. Fra gennaio e ottobre di quest’anno si è registrato un calo del 38% rispetto allo stesso periodo del 2019. Nella riduzione delle vendite di vino, birra e superalcolici pesa la chiusura di hotel, ristoranti e night club imposta per lunghi intervalli dalle norme di contenimento della pandemia, oltre alla minore presenza di stranieri nel Paese. Via Radio Praga.

L’era del rinoceronte bianco
Il 20 dicembre Google ha ricordato con uno dei suoi doodle tematici l’ultimo esemplare di rinoceronte bianco settentrionale, scomparso due anni e mezzo fa. Si chiamava Sudan, aveva 45 anni, ed era arrivato nella riserva di Ol Pejeta Conservancy in Kenya nel 2009. Proveniva dalla Repubblica Ceca, dove era stato portato quando ancora il Paese faceva parte della Cecoslovacchia, ed era stato catturato dai bracconieri in Sudan: da qui il suo nome. Per molti anni il rinoceronte bianco fu una delle attrazioni dello zoo di Dvůr Králové, prima che si decidesse di trasferirlo in Kenya per provare a farlo riprodurre e salvare una specie minacciata dall’estinzione. Senza successo. La storia di Sudan è stata raccontata dal Post.

Il ritorno di una leggenda
Il nome Jaromír Jágr potrebbe non dire molto ai lettori italiani, ma appartiene a uno degli sportivi più noti e più amati della Repubblica Ceca. Per anni è stato un pilastro della nazionale ceca di hockey sul ghiaccio con cui si è aggiudicato un oro olimpico a Nagano 1998 e un bronzo a Torino 2006 oltre a due titoli mondiali e uno europeo. Ha inoltre disputato 1733 partite nella Nhl, la lega professionistica statunitense, vincendo per due volte il titolo e divenendone un’autentica leggenda. Oggi Jágr ha 48 anni e ha deciso di sfilare i pattini dal chiodo e riprendere a giocare nel club ceco in cui iniziò, la propria carriera, il Kladno, del quale è oggi il proprietario. Il ritorno sul ghiaccio di uno dei giocatori più forti della storia dell’hockey è avvenuto casualmente perché la squadra – che milita nella B ceca – non aveva abbastanza effettivi disponibili, ma ha destato scalpore in patria. Ne parla Radio Praga.


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Polonia 


Timori per la libertà di stampa
Come annunciato nella precedente edizione di Václav, la holding Pkn Orlen, azienda controllata dal governo e leader del mercato degli idrocarburi in Polonia, ha acquistato il gruppo editoriale Polska Press, editore di più di un centinaio di pubblicazioni tra giornali locali, periodici e siti web. La mossa di Orlen, annunciata con orgoglio come gesto di ripolonizzazione dei media vista la precedente proprietà tedesca di Polska Press, non manca di preoccupare gli osservatori internazionali sulla libertà di stampa. Il Financial Times ne ha parlato con Krzysztof Zyzik, caporedattore del gruppo di media locali di Opole Nto, che non usa mezzi toni per esprimere le sue perplessità.

Donne ancora in piazza
Non si fermano le proteste delle donne, coordinate dall’Ogólnopolski Strajk Kobiet (Sciopero nazionale delle donne), contro la sentenza della Corte Costituzionale polacca che imporrebbe la continuazione della gravidanza anche in caso di gravi malformazioni del feto. Le proteste delle donne, accompagnate anche da altri gruppi che contestano il governo, si sono tenute in una data simbolica per la storia polacca: il 13 dicembre in cui si commemora l’anniversario dell’annuncio della legge marziale con cui nel 1981 le autorità comuniste rappresentate dal generale Jaruzelski cercarono di sopprimere la montante opposizione e sventare la possibilità di una soluzione esterna in arrivo da Mosca. Durante le proteste ci sono state, come di consueto, azioni di disturbo della polizia che è stata schierata in tenuta antisommossa davanti ad alcuni monumenti e alla dimora varsaviana di Jarosław Kaczyński, vicepremier e leader del partito di maggioranza Diritto e Giustizia (PiS). Ne ha dato notizia l’Ansa.

Simboli vecchi, lotte nuove
Non è sfuggita agli osservatori più attenti la comparsa a Varsavia di poster e striscioni dall’aria familiare. Riportano il volto di una donna tagliato a metà tra la foto e il suo negativo e una scritta in polacco che recita: “Il tuo corpo è un campo di battaglia”. Come riportato da Deutsche Welle in inglese, è la versione in polacco di un celebre lavoro dell’artista americana Barbara Krueger, apparso in Polonia già nel 1991 quando, dopo la caduta del socialismo, l’influenza della Chiesa sui partiti al potere stava preparando le norme che avrebbero portato al concordato con il Vaticano e all’attuale legislazione sull’aborto. Intervistata, Krueger ha dichiarato pieno sostegno all’uso della sua opera per questa nuova battaglia.

I poster che riportano lo slogan “Il tuo corpo è un campo di battaglia” apparsi a Varsavia. (foto Deutsche Welle)

I poster che riportano lo slogan “Il tuo corpo è un campo di battaglia” apparsi a Varsavia. (foto Deutsche Welle)


Slovacchia


Lo Stato nello smartphone
Digitalizzazione è la parola chiave del programma che il governo sta scrivendo in funzione del piano europeo di rilancio, un’occasione irripetibile per modernizzare l’economia e affrontare le sfide del futuro. Previsti investimenti per 1,2 miliardi di Euro per lo scatto in avanti digitale. Tra gli obiettivi, la banda larga per tutti entro il 2030 e l’accesso da mobile ai servizi della pubblica amministrazione. Portare “lo Stato nello smartphone”, per dirla con le parole dell’esecutivo. Da Bne Intellinews.

Propaganda made in Russia
Per anni la Slovacchia ha resistito all’influenza russa, contenendo le dosi di propaganda che Mosca è invece riuscita a diffondere altrove nell’area Visegrád. Ma dal 2014, l’anno dell’inizio della guerra in Ucraina, Bratislava è diventata più vulnerabile. I social network e alcune testate minori sono terreno fertile per la circolazione di notizie trattate dai servizi russi. E poi c’è il ruolo dei politici. Ce ne sono diversi, soprattutto di destra, ma anche dell’ex partito di governo Smer-Sd, di tendenza socialdemocratica, che manifestano atteggiamenti molto accondiscendenti verso il Cremlino. Tutto questo alimenta la stanchezza per il modello liberale, l’idea che l’adesione a Nato e Ue nel 2004 sia stata affrettata, la voglia di soluzioni politiche radicali. Lo sostiene Grigorij Mesežnikov, presidente dell’Institute for Public Affairs, think tank con sede a Bratislava. La sua analisi sul Visegrad Insight.

Viaggio nelle foreste slovacche
Nel 2019 Anna Rastello e Riccardo Carnovalini hanno viaggiato a piedi per tutta Europa. La sezione viaggi di Repubblica, in questi mesi, dà spazio alle loro cronache. Nei giorni scorsi è uscita quella sulla Slovacchia, tra fiumi, frontiere, zanzare, chiese, musei, casette, barbecue, Amazon e corrieri.


Terza pagina



European Book Prize, vince lo slovacco Rankov

Lo scrittore slovacco Pavel Rankov, fresco vincitore dello European Book Prize 2020.

Lo scrittore slovacco Pavel Rankov, fresco vincitore dello European Book Prize 2020.

Lo scrittore slovacco Pavol Rankov ha vinto lo European Book Prize, giunto alla 14ª edizione. È un prestigioso premio letterario francese, volto alla promozione di opere capaci di aprire squarci e riflessioni sull’Europa. Rankov lo ha vinto con ‘Accadde il primo settembre (o un altro giorno)’, una vicenda di amicizia e rivalità, con la grande Storia sullo sfondo. Uscito nel 2009 in Slovacchia, il romanzo è stato recentemente pubblicato anche in italiano da Safarà Editore, per la traduzione di Alessandra Mura.

La trama, in breve. Tre tredicenni, un ungherese, un ceco e un ebreo, si sfidano in piscina. Chi nuoterà più veloce, potrà corteggiare Mária, una ragazza slovacca. La gara viene organizzata il primo settembre del 1938: da qui il titolo del libro. Pochi giorni dopo, ci sarà la Conferenza di Monaco. Un anno più tardi scoppierà la Seconda guerra mondiale. E poi la fine del conflitto e l’insediamento del regime comunista nel 1945, e la Primavera di Praga nel ’68. Intrecciandole con i drammi del Novecento, Rankov racconta le vite dei tre ragazzi che si sfidarono in piscina, e quella di Mária. L’articolo dello Slovak Spectator.

Un (doppio) classico ceco
A 23 anni dalla scomparsa, Bohumil Hrabal resta uno dei grandi nomi della letteratura ceca. Autore di libri tradotti e noti in tutto il mondo, come ‘Una solitudine troppo rumorosa’ e ‘Ho servito il re d’Inghilterra’, alcuni suoi romanzi sono anche stati oggetto di fortunate trasposizioni cinematografiche da parte dei registi della Nuova onda cecoslovacca. La più celebre di queste pellicole, ‘Treni strettamente sorvegliati’, diretta da Jirí Menzel, si aggiudicò il premio Oscar come miglior film straniero nel 1968. Il libro dal quale è tratta, resta una delle opere migliori di Hrabal, che lo pubblicò in patria nel 1965. Martina Mecco ha raccontato per East Journal la genesi, il caratteristico stile a collage e le tematiche ricorrenti di questo originale romanzo, nel quale lo humour nero e il grottesco sono predominanti.

Un unicum del cinema magiaro
Restiamo in ambito ferroviario, spostandoci in Ungheria. Ogni mese Kafkadesk va alla riscoperta dei grandi classici del cinema dell’Europa centrale. La settimana scorsa è toccato a ‘Kontroll’, questo il titolo originale della pellicola, film del 2003 girato dal regista Nimród Antal. Si tratta di un thriller psicologico molto particolare, ambientato nella metropolitana di Budapest, dove un serial killer spinge le sue vittime sui binari mentre un convoglio è in arrivo. Oltre a mantenere un alto ritmo narrativo, l’opera si distingue anche per la sua capacità di indagare nell’animo dei personaggi, rendendola ancora oggi un unicum nel panorama cinematografico ungherese.

Il flop di Cyberpunk 2077
Era uno dei videogiochi più attesi dell’anno, ma ha tradito le aspettative di centinaia di migliaia di appassionati gamer in tutto il mondo. Parliamo di ‘Cyberpunk 2077’, sviluppato dalla casa di produzione polacca Cd Project e lanciato sul mercato internazionale il 10 dicembre. Ambientato in una città costruita minuziosamente all’interno di un universo alternativo, il gioco si avvale di una guida d’eccezione: una versione avatar dell’attore Keanu Reeves. Dopo averne rinviato l’uscita in due occasioni, i suoi sviluppatori polacchi hanno deciso di metterlo in vendita senza prima avere risolto alcuni bug di sistema. Un ulteriore problema, evidenziato da chi l’ha comprato, è che ‘Cyberpunk 2077’ non funziona in modo fluido su alcune console, al punto che il 17 dicembre Sony ha deciso di rimuoverlo dal proprio PlayStation Store. Secondo Bloomberg, l’affrettato lancio del videogame ha generato la protesta dei dipendenti della sede varsaviana di Cd Project, secondo i quali le scadenze imposte per consegnare il prodotto finito erano irrealistiche. 

Patrimonio natalizio dell’Unesco
L’Unesco ha appena aggiunto al proprio elenco di ‘patrimonio culturale mondiale intangibile’ anche le decorazioni natalizie tipiche della Repubblica Ceca realizzate con caratteristiche perline di vetro soffiato. La notizia è stata accolta con grande soddisfazione a Poniklá, un villaggio ai piedi dei Monti dei Giganti – nel nord del Paese – dove si realizzano oggi alcune delle più belle e ricercate. Il tutto grazie a una particolare tecnica di soffiare il vetro che si è diffusa nel piccolo centro a partire dal 1902 e che venne adoperata da circa 400 produttori locali all’apice del suo successo. La storia di questa singolare produzione artigianale decisamente stagionale è raccontata da Radio Praga.

Tutti i nomi di Babbo Natale
Santa Claus, il bambin Gesù o Nonno Gelo? Le tradizioni legate alla figura di chi porta i regali la notte di Natale sono varie in tutta Europa, e in Polonia riflettono la storia variegata di un Paese oggi fiero della propria (attuale) omogeneità culturale. Szymon Pifczyk, admin della popolare pagina Facebook Kartografia ekstremalna, presenta su Notes From Poland i nomi e le origini delle varie tradizioni natalizie nelle varie regioni della Polonia contemporanea.

La versione di Rubik
Con quasi 50 anni di storia alle spalle e quasi 400 milioni di pezzi venduti il cubo di Rubik è considerato il giocattolo di maggiore successo di sempre. Il celebre puzzle tridimensionale ideato dall’ungherese Ernő Rubik è conosciuto per essere stato un vero e proprio oggetto di costume che ha attraversato i decenni. Valerie Hopkins del Financial Times, è andata a Budapest per conoscere il suo creatore. Durante l’arco di un pranzo, Rubik ha raccontato la propria “versione” del cubo: come lo ha scoperto – rifiuta di dire di averlo inventato – il successo di vendite, il passaggio dal comunismo al capitalismo, le implicazioni che il cambio di status quo ha avuto sulla sua possibilità di viaggiare e molto altro.

L’ungherese Ernő Rubik, inventore del celebre cubo di Rubik, ritratto nel 1981 al grande magazzino londinese di Harrods.

L’ungherese Ernő Rubik, inventore del celebre cubo di Rubik, ritratto nel 1981 al grande magazzino londinese di Harrods.

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