Václav #59

5 - 22 ottobre 2021

Sono state due settimane intense, quelle vissute nei Paesi Visegrád. La notizia che ha avuto più eco internazionale è stata quella della sentenza del Tribunale Costituzionale polacco, che ha stabilito l’incostituzionalità di alcune disposizioni dei trattati europei. Immediate le reazioni, in Polonia e all’estero. Centinaia di migliaia di persone si sono riversate in piazza a Varsavia e in altre città polacche per manifestare in difesa dei valori europei. A Strasburgo si è tenuto invece un duro dibattito tra il premier polacco Mateusz Morawiecki e i colleghi europei.

Nella Repubblica Ceca si sono svolte le elezioni parlamentari. A sorpresa l’ha spuntata la coalizione di centrodestra Spolu, ma lo scenario politico resta particolarmente turbolento, a causa del ricovero in ospedale del presidente Miloš Zeman. In Ungheria, invece, si sono concluse le primarie dell’opposizione. A sfidare Viktor Orbán alle prossime elezioni di aprile sarà Péter Márki-Zay, carismatico e per certi versi controverso liberal conservatore, vera e propria sorpresa di questo voto.

Di questo e molto altro vi raccontiamo nella presente rassegna, che apriamo con un punto sulla situazione Covid. L’Europa centrale è purtroppo alle prese con una nuova ondata dell’epidemia, lasciando intendere che sarà un tema di cui dovremo occuparci ancora per un po’.

Buona lettura!


PUNTO COVID


C’è timore per la recrudescenza dell’epidemia, che sta colpendo in maniera uniforme tutti e quattro i Paesi dell’Europa centrale. 

In Ungheria la curva dei contagi è risalita oltre i 2000 casi giornalieri di positività al coronavirus. In aumento anche il numero dei decessi. Non è tuttavia in vista la reintroduzione di restrizioni. Al momento non c’è nessuna alcuna limitazione al numero di spettatori negli eventi pubblici. Non vige nemmeno l’obbligo di mascherina, sebbene il sindaco di Budapest abbia chiesto al governo di poterlo reintrodurre sui mezzi pubblici della capitale. Ha superato il milione, oltre il 10% della popolazione, il numero di ungheresi che ricevuto la terza dose di vaccino, tra cui anche il premier Orbán.

Resta molto bassa la percentuale di vaccinati contro il Covid-19 in Slovacchia: appena il 42% della popolazione ha ricevuto una doppia dose di un siero vaccinale. Anche per questo motivo, non rassicura la costante crescita di nuovi casi giornalieri, che sono arrivati ai livelli di marzo, con un picco di 3480 contagiati il 20 ottobre. Un dato che diviene preoccupante se raffrontato alla popolazione con 290 casi quotidiani di covid-19 per milione di abitanti, rispetto alla media Ue di 138. Visto il proliferare dei contagi e della variante Delta del virus, dal 18 ottobre cinque distretti del Paese sono divenuti 'neri', il massimo grado di vigilanza previsto dal sistema di monitoraggio dell'epidemia. 

Molto indietro rispetto alla media europea delle vaccinazioni anche la Polonia: solo il 52% delle persone ha completato il ciclo vaccinale. Le conseguenze iniziano a farsi vedere nelle statistiche dei nuovi contagi giornalieri che hanno superato quota 5500. Negli ultimi giorni il ministro della Salute, Adam Niedzielski ha annunciato che è al vaglio l’introduzione di nuove restrizioni. La prima contromisura sarà quella di comminare multe a chi non indossa la mascherina.

Quarta ondata in crescita anche nella Repubblica Ceca. I nuovi casi giornalieri hanno sfondato quota 3200.  A preoccupare, l’aumento dello ospedalizzazioni. Al 22 ottobre le persone ricoverate sono 771, di cui 119 in gravi condizioni. Secondo l’Istituto per l’informazione e statistica sulla salute questi raddoppieranno nel giro di un paio di settimane. 


L’andamento dell’epidemia nei Paesi del V4, da Our world in data.


POLONIA

In piazza per l’Europa

Domenica 10 ottobre le principali città polacche hanno visto la mobilitazione di centinaia di migliaia di persone, scese in piazza per protestare contro il rischio paventato di Polexit, seguito all’ennesimo scontro tra le istituzioni polacche e quelle comunitarie su sovranità e prevalenza del diritto. Per avere un’idea completa della questione, rimandiamo a questo riepilogo di Politico.

Nella sola Varsavia sono state 100mila le persone che si sono radunate nella storica piazza del Castello. Al centro dell’evento, il leader del partito di opposizione Po (Piattaforma civica) nonché ex premier ed ex presidente del consiglio europeo Donald Tusk, che ha strappato lunghi applausi esortando la folla a difendere l’anima europea della Polonia. Tra gli altri ne ha parlato la Bbc.

Morawiecki pompiere ma non troppo
Sulla questione europea si è da poco esposto il premier polacco ed esponente di PiS Mateusz Morawiecki che, con una lettera aperta ai capi di Stato e di governo dei Paesi dell’Unione e alle autorità comunitarie stesse, ha dichiarato la totale lealtà della Polonia nei confronti dei trattati europei smentendo la volontà del Paese di lasciare l’Unione. Allo stesso tempo, Morawiecki non manca di fare sentire le critiche sue e del suo partito sui rischi di un sistema che rischia di diventare di controllo. Il sito dell’emittente Tvn riporta la lettera in lingua inglese.

Lo scontro con Bruxelles La lettera di Morawiecki ha preceduto la seduta plenaria tenutasi all’Europarlamento, che vedeva all’ordine del giorno la questione dello Stato di diritto in Polonia. Si è trattato di un confronto molto acceso dove il premier polacco ha portato le ragioni del suo Paese. Pur negando qualsiasi possibilità di Polexit ha accusato l’Unione europea di utilizzare minacce e ricatti per limitare la sovranità polacca. Sotto accusa il blocco dei finanziamenti del Recovery Fund. Morawiecki, in uno dei passaggi più duri, ha ricordato che la Polonia ha combattuto contro il Terzo Reich, e nel 1920 ha bloccato l’avanzata dei comunisti verso Berlino e Parigi. In generale l’intervento di Morawiecki  è stato molto criticato dai colleghi presenti in aula. La seduta era stata aperta da un intervento di Ursula Von der Leyen. La presidente della Commissione aveva dichiarato l’Ue non permetterà che i valori comunitari siano messi a rischio. «Questa situazione dev’essere risolta e lo sarà» ha tuonato in aula. Ne scrive l’Ansa


Merkel predica calma, Ziobro raccoglie tempesta
La Cancelliera tedesca uscente Angela Merkel ha detto la sua sullo scontro tra Commissione europea e governo polacco sullo stato di diritto a margine di un incontro a Bruxelles con il premier belga Alexander De Croo. Secondo Merkel, la via della battaglia legale a colpi di tribunali non è quella più giusta per arrivare a una soluzione e invita le forze in campo a un dibattito sul merito delle questioni. Lo riporta Politico. Per tutta risposta, il ministro della Giustizia di Varsavia e falco del governo PiS Zbigniew Ziobro ha annunciato su Twitter di volere chiedere l’apertura di procedura di infrazione contro la Germania per la nomina dei giudici della corte suprema di Berlino.

Coperte termiche contro il governo
La crisi dei rifugiati bloccati al confine orientale polacco è ancora all’ordine del giorno. Le voci del partito di governo PiS (Diritto e Giustizia), unite a quelle della galassia conservatrice e nazionalista, parlano di difesa dei confini, ma c’è anche una forte opposizione al trattamento che le persone trattenute al confine stanno subendo. Come riporta l’Ansa, alcune migliaia di persone sabato 16 ottobre hanno sfilato per il centro di Varsavia con slogan di apertura e accoglienza e sventolando coperte termiche come se fossero bandiere.

Un anno senza diritti per le donne
Esattamente 365 giorni fa a Varsavia e in tutta la Polonia iniziavano le massicce proteste delle donne, unite sotto l’ombrello organizzativo dell’Ogólnopolski Strajk Kobiet, contro la sentenza del Tribunale Costituzionale di Varsavia che ha reso de facto illegale l’interruzione di gravidanza, impedendone l’applicazione in caso di malformazioni irrimediabili del feto. Da un anno ormai, i soli casi in cui l’aborto è consentito sono quelli di gravidanze seguite a comprovato stupro o con rischio di morte per la partoriente. Non sono servite le decine di manifestazioni che si sono svolte con cadenza quasi quotidiana in tutta la Polonia contro questa decisione che poi è stata confermata in gazzetta ufficiale tre mesi più tardi. L’Osservatorio per i diritti umani fa il punto sulla situazione nell’anniversario più amaro per i diritti delle donne. 

Il premier polacco Morawiecki durante la seduta al parlamento europeo.


UNGHERIA

Márki-Záy ha vinto le primarie Il 49enne Péter Márki-Zay, leader del Movimento per un'Ungheria di tutti, ha vinto il secondo turno delle primarie dell'opposizione e sfiderà, a capo dell'opposizione unita, Viktor Orbán alle legislative della primavera 2022. Márki-Zay si è aggiudicato il 57% dei consensi sbaragliando, soprattutto nei collegi della capitale, la sua rivale Klára Dobrev, di Coalizione democratica, che aveva chiuso in testa il primo turno. Ne fa il punto Reuters. A sorpresa poco prima dell'inizio del ballottaggio Márki-Zay aveva incassato il sostegno del secondo arrivato, il sindaco di Budapest, Gergely Karácsony, ritiratosi dalla contesa. Ne ha scritto Telex in inglese.

Márki-Zay, conservatore e cattolico, è riuscito a vincere le primarie a capo di un piccolo movimento e senza grandi mezzi finanziari, proprio come aveva vinto a sorpresa la corsa per il comune di Hódmezővásárhely, ex feudo di Fidesz. La sua è una destra europeista e pro euro, che vuole porre fine alla deriva nazionalista ungherese mantenendo una posizione conservatrice su questioni come l'immigrazione, ripristinare lo stato di diritto e avviare inchieste sulla corruzione. Ci presenta il suo profilo Le Monde. La sua posizione sull'Europa in dettaglio sul Financial Times.

Il quotidiano conservatore austriaco Kurier sottolinea invece il suo aspetto controverso e lo definisce populista liberal-conservatore o semplicemente il "Trump ungherese"che ha ora davanti a sé l'arduo computo di attirare gli elettori scontenti di Fidesz e rovesciare il governo. Secondo László Róbert di Political Capital intervistato dal Washington Post, l'opposizione non ha mai avuto così tante chances di scalzare Orbán, ma non basterà una semplice affermazione numerica a vincere le elezioni, poiché Fidesz parte da un vantaggio di posizione, dopo aver ridisegnato i confini dei collegi elettorali a suo favore. Die Presse sottolinea inoltre come Márki-Zay, presentatosi come uomo del cambiamento dell'opposizione, potrà contare in parlamento solo su un piccolo numero di parlamentari provenienti dal suo movimento e che quindi il governo di esperti che ha in mente diverrebbe facile ostaggio dell'aula parlamentare.

Orbán campione della destra Usa «Tutte le strade portano a Viktor Orbán» dice all'Huffington Post la storica Ruth Ben-Ghiat. È questo il suo commento alle numerose visite effettuate nelle ultime settimane a Budapest da parte di esponenti della destra americana, da Tucker Carlson all'ex vice presidente Mike Pence, che vuole presentarsi autonomamente alle prossime presidenziali del 2024. Dopo l'eclissi di Trump, Orbán sta diventando sempre più punto di riferimento ideologico degli ultraconservatori statunitensi. 

Stallo Ue - Ungheria sulle misure anticorruzione E' ancora in atto il braccio di ferro tra Ungheria  e Commissione Europea sulle misure anticorruzione da adottare come requisito per lo sblocco dei fondi ungheresi del Recovery Plan. Su Project Syndicate Luis Garciano, capogruppo del partito spagnolo Ciudadanos a Strasburgo e numero due del gruppo liberale, cita l’Ungheria, insieme a Slovacchia e Bulgaria, come esempi di Paesi che in passato hanno frodato il sistema di assegnazione dei fondi europei. Garciano non ritiene saggia l'introduzione di misure fiscali comuni più strette. Ritiene però necessario porre in atto rigorose norme di trasparenza e aumentare i finanziamenti alla procura europea.

Budapest rilancia sul nucleare L'Ungheria, scrive  Reuters, è tra i dieci Paesi Ue (Francia, Finlandia e tutto il blocco dell'Est), che chiedono di estendere al nucleare la tassazione agevolata dell'Ue per le fonti di energia a basse emissioni di CO2 come parte della lotta al cambiamento climatico e per aumentare l'indipendenza energetica europea. La richiesta nasce anche sulla spinta del premier francese Macron per il  rilancio del nucleare, che Politico definisce asse Parigi-Budapest-Varsavia. L'Ungheria ha approvato nel 2009 la costruzione di due nuovi reattori nella sua centrale nucleare di Paks, la cui messa in funzione è prevista ora per il 2028, dopo lo stop arrivato recentemente dall'agenzia ungherese per l'energia atomica, di cui parla Nuclear Engineering International Magazine. Come riporta Euractiv i media ungheresi hanno riferito di tensioni all'interno del governo sull'impianto, assegnato alla Rosatom nel 2014 senza un bando pubblico e costruito con fondi russi.

Péter Márki-Zay ha vinto le primarie dell’opposizione ungherese


REPUBBLICA CECA

Il voto del cambiamento L’8-9 ottobre si sono svolte le elezioni parlamentari. A sorpresa sono state vinte dalla coalizione di centrodestra Spolu (Insieme) guidata da Petr Fiala. Spolu raggruppa tre partiti: i liberalconservatori Ods e Top09, e i cristianodemocratici Kdu-Čsl. La formazione ha ottenuto il 27,8% dei voti, di un soffio davanti ad Ano, il partito del premier uscente Andrej Babiš, che si è fermato al 27,1%. Molto al di sotto delle aspettative la coalizione Pirati - Sindaci (Piráti - Stan), con il 15,6% delle preferenze. I sondaggi di aprile-maggio gliene attribuivano quasi il doppio. Tiene rispetto alle elezioni del 2017 l’estrema destra di Spd, che ottiene il 9,6%. Tracollo invece dei socialdemocratici (Čssd), che in meno di un decennio sono passati dall’essere la prima forza del Paese, a uscire dal parlamento. Non sono riusciti a superare la soglia di sbarramento avendo ottenuto solo il 4,6%. Stessa sorte anche per il partito comunista di Boemia e Moravia, che ha preso il 3,6%. Un riepilogo della tornata elettorale su Il Post.

Il risultato aveva lasciato aperti diversi scenari. Per diversi mesi il presidente della Repubblica Miloš Zeman aveva dichiarato che avrebbe assegnato l’incarico di formare il governo al partito che avrebbe preso più voti. Secondo questo ragionamento sarebbe toccato a Babiš trovare i numeri per una maggioranza, dal momento che Ano è un partito, mentre Spolu è una coalizione. Il premier uscente si è trovato però in una situazione di isolamento. Il suo ex alleato di governo (Čssd) è fuori dai giochi, così come Kscm che aveva fornito supporto esterno nella precedente legislatura. Allo stesso tempo Spolu e la coalizione Piráti - Stan si è detta favorevole ad avviare dei colloqui per la formazione di una maggioranza. Insieme le due forze politiche conterebbero 108 seggi sui 200 disponibili. 

Dopo qualche giorno Babiš ha annunciato di voler passare all’opposizione. Nel farlo, ha rivelato di aver ricevuto da Zeman l’offerta di provare a formare un governo, ma di averla declinata. Lo scrive Radio Praga

La malattia di Zeman Ma il vero giallo degli ultimi giorni sono state proprio le condizioni di salute del presidente ceco, ricoverato in ospedale il giorno dopo le votazioni. Malato di diabete e di una neuropatia alle gambe, Zeman è dovuto ricorrere più volte alle cure ospedaliere negli ultimi mesi. Il suo entourage ha sempre mantenuto uno stretto riserbo, al punto di non far trapelare quali fossero le sue reali condizioni. Questa volta però da subito la situazione è apparsa molto seria. Il 18 ottobre il presidente del Senato, Miloš Vystrčil, ha reso noto un comunicato della clinica presso cui Zeman è ricoverato, che lo ritiene incapace di adempiere i suoi compiti istituzionali. Le camere discuteranno ora l’attivazione dell’articolo 66 che prevede la rimozione temporanea dei poteri, che saranno affidati al primo ministro e ai presidenti del Senato e della Camera dei deputati. Contemporaneamente la polizia ha avviato un’indagine per appurare se sia stato commesso un crimine nei confronti della Repubblica per la poca trasparenza del suo staff nelle comunicazioni della malattia di Zeman: sotto accusa il capo dello staff del presidente, Vratislav Mynář. La vicenda spiegata dal Guardian.

Tra le pubblicazioni che hanno parlato delle elezioni ceche vi riportiamo il New York Times, che si sofferma sulle ripercussioni su altri Paesi dell’area Visegrád - Ungheria in primis - e Deutsche Welle.  Un’interessante analisi sul voto visto da una prospettiva che esclude Praga è stata pubblicata su Kafkadesk.

Babis presidente? I cechi dicono no Negli ultimi giorni si è fatta sempre più insistente la voce che vedrebbe Andrej Babiš come candidato alla successione di Zeman per la presidenza della Repubblica. Un sondaggio condotto da Median e riportato da Kafkadesk rivela però che a questa eventualità si oppongono due terzi dei cechi, specialmente i più giovani. 

Inflazione in crescita L’inflazione corre nella Repubblica Ceca. A settembre l’indice ha segnato una crescita del 4,9% su base annua, ai massimi dal 2008. Le previsioni della Banca Nazionale Ceca erano di un aumento del 3,2%. Da Radio Praga.

Distretti di Praga e Budapest cool Il quartiere di Vinohrady a Praga, e l’XI distretto di Budapest sono tra i quartieri più cool del mondo. Lo ha stabilito una classifica stilata da Time Out. Se la popolosa Újbuda e i suoi locali si meritano un lusinghiero settimo posto, il quartiere praghese si piazza trentaduesimo grazie alla sua vibrante vita notturna (e diurna) e il suo spirito internazionale. Ne scrive Kafkadesk.

Molestie sulle donne Oltre metà delle donne ceche è stata soggetta a molestie sessuali o violenza. Lo rivela uno studio condotto della MindBridge Consulting per conto della Ong proFem. Per la maggior parte si è trattato di abusi verbali, contatto fisico indesiderato, oppure foto o video erotici non richiesti. Circa il 9% di loro ha subito violenza sessuale. Lo riporta Radio Praga.

Petr Fiala, candidato leader di Spolu (Insieme), la coalizione che ha vinto le elezioni


SLOVACCHIA

Nuove regole d'ingresso Dal 15 ottobre sono cambiate le regole per entrare nel Paese dall'estero. Tutti i vaccinati con doppia dose o monodose provenienti da Paesi epidemiologicamente sicuri possono ancora varcare le frontiere slovacche senza restrizioni. Tuttavia, i maggiori di 12 anni e due mesi devono registrarsi su un apposito portale governativo. Per i non vaccinati o non completamente tali resta obbligatorio l'autoisolamento dopo l'arrivo, portato a dieci giorni minimi, con un test molecolare da fare entro i primi cinque giorni. Tutte le principali variazioni elencate da Buongiorno Slovacchia.

Una tangente sospetta Peter Kažimír è il governatore della Banca centrale slovacca dal giugno del 2019 ed è stato uomo di fiducia di due ex premier, Robert Fico e Peter Pellegrini, ricoprendo l'incarico di ministro delle Finanze per sette anni, a partire dal 2012. Oggi è accusato di avere fatto da messaggero per una tangente dal valore pari a 50mila Euro indirizzata a un alto funzionario. Per ora il diretto interessato respinge le accuse e non valuta l'ipotesi di dimettersi, ma lo scandalo che lo riguarda - se confermato - rientrerebbe nel quadro della diffusa corruzione della politica slovacca che ha fatto cadere proprio i governi Fico e Pellegrini. Della vicenda si occupa James Shotter sul Financial Times.

Orbán il latifondista L'Ungheria ha intenzione di creare un fondo nazionale a capitale misto per trattare l'acquisto di terreni coltivabili in alcuni Paesi stranieri. Non si conoscono ancora i dettagli precisi dell'operazione, ma si sa che il governo di Viktor Orbán è pronto a stanziare fino a 400 milioni di Euro nel fondo e che uno degli Stati interessati è la confinante Slovacchia. Il ministro degli Esteri di Bratislava, Ivan Korok, se ne è lamentato con il suo omologo ungherese, Péter Szijjártó, durante un incontro fra i due l'11 ottobre. Via Euractiv

Droghe leggere, pesanti sanzioni Balkan Insight fa il punto sulla legislazione che vieta il consumo e lo spaccio di stupefacenti nel Paese, spiegando come a oggi non preveda alcuna distinzione fra droghe pesanti e leggere. Per questo chi è trovato in possesso di pochi grammi di marijuana rischia sino a tre anni di carcere e assai di più qualora sia recidivo. Una pena fra le più severe in Europa e sproporzionata se paragonata a quelle di chi detiene simili quantitativi di eroina o cocaina. per non parlare di quelle comminate a colpevoli di omicidio. Dall'inizio di quest'anno si sta cercando di modificare questa legislazione, ma sinora è sempre mancato un accordo fra i vari partiti in sede parlamentare. Il ministro della Giustizia, Mária Kolíková, afferma che la decriminalizzazione delle droghe leggere è fuori discussione, ma conferma che alcuni cambiamenti verranno apportati. 

L'inafferrabile conte Lanfranconi Dal 1992 il quarto ponte sul Danubio, a Bratislava, è intitolato a un ingegnere italiano che lavorò nell'attuale capitale slovacca durante il XIX secolo. Il conte Enea Grazioso Lanfranconi fu molto attivo nell'allora Pressburg, all'epoca parte dell'Impero Austro-ungarico, ed ebbe il merito di sistemare il letto del Danubio, limitando le inondazioni. Nell'odierna Bratislava portano il suo nome anche una fermata del tram e uno studentato. Peccato che lo spelling del cognome dell'ingegnere italiano abbia causato parecchi mal di testa agli slovacchi, tanto che sino a pochi giorni fa il ponte era chiamato 'most Lafranconi', con una 'n' in meno. Come racconta lo Slovak Spectator, dopo 29 anni l'errore è stato finalmente corretto e il ponte si chiama ora Lanfranconi.  

SEGUI TUTTE LE NOSTRE ATTIVITÀ. GLI ARTICOLI SU CARTA E IN RETE. I LONGFORM, STORIE MOLTO LUNGHE, TUTTE DA LEGGERE, POSSIBILMENTE SLEGATE DALLA CRONACA. GLI INTERVENTI RADIO-TV COME ESPERTI. E IL VÁCLAV, LA NOSTRA RICCA RASSEGNA STAMPA SULL’EUROPA CENTRALE.


NOTIZIE DI CINEMA

'107 Madri' a caccia dell'Oscar Sarà 'Cenzorka', del regista Péter Kerekes il candidato slovacco all'Oscar come miglior film straniero nel 2022. La pellicola, presentata sul mercato internazionale con il titolo di '107 Mothers' è una co-produzione slovacca, ceca e ucraina. Ambientato perlopiù in un carcere femminile di Odessa, sulle rive del Mar Nero, il film affronta temi complessi come maternità, alienazione e solidarietà femminile. Ha già ottenuto un prestigioso riconoscimento all'ultimo Festival del Cinema di Venezia, dove si è aggiudicato il premio per la migliore sceneggiatura originale. Se ne parla su Film New Europe.

Premio Tenco Yorum ad Áron Molnár Tra i vincitori del premio Tenco 2021 vi è anche l’ungherese Áron Molnár a cui è stato assegnato, come racconta ondamusicale. il riconoscimento Yorum, che premia artisti che lottano per la libertà di parola e i diritti umani. Molnár, attore 33enne, è il fondatore del Movimento Noár, ed è stato in prima linea nella lotta per i diritti degli attori nel rigido mondo ungherese. Si è battuto inoltre in difesa delle comunità Lgbt+ in Ungheria, contro la falsificazione storica nel cinema magiaro e contro il nuovo direttore dell’Università di Cinema e Teatro di Budapest, che ne ha stravolto l'indirizzo accademico. Il suo ultimo film ‘Toxikoma’, una sorta di ‘Trainspotting’ ungherese, tratto dall'omonimo libro autobiografico di Győző Szabó anche lui nel cast, sta riscuotendo grande successo in questi giorni nei cinema ungheresi. Lo presenta Cineuropa.

Presa diretta su un tabù
Wojciech Smarzowski è uno dei registi più controversi tra quelli oggi attivi in Polonia. Tre anni fa il suo film ‘Kler’ (Il clero), che metteva in scena sacerdoti di dubbia moralità, ha suscitato forti polemiche. Così come il precedente, ‘Wołyń’ (Volinia), incentrato sulle violenze commesse dai nazionalisti ucraini sulla popolazione polacca della Volinia durante la Seconda guerra mondiale. Smarzowski è da poco tornato nelle sale con un film dal titolo apparentemente innocente ‘La festa di nozze 2’ (Wesele 2), ma che sullo sfondo contiene riferimenti chiari al pogrom di Jedwabne, avvenuto nell’estate del 1941 in una località della Polonia orientale e in cui molti ebrei locali furono rinchiusi in un fienile e arsi vivi. Il tema delle responsabilità della popolazione polacca è un vero e proprio tabù storico ed è certo che l’averlo scoperchiato non resterà un punto indifferente nella carriera di Smarzowski. Se ne parla su Notes From Poland.

Un’immagine di ‘Cenzorka’ (107 madri), film slovacco candidato all’Oscar.


Chi siamo, dove siamo 
Centrum Report è un collettivo giornalistico composto da Lorenzo Berardi, Salvatore Greco, Alessandro Grimaldi e Fabio Turco. Ci appassiona l’Europa Centrale e viviamo da anni fra Budapest e Varsavia. Per conoscerci, clicca qui. Abbiamo un sito, siamo su Facebook e su Twitter. Curiamo e proponiamo tre prodotti editoriali. 

Il primo è 
Václav, la rassegna stampa ragionata che avete appena letto. Una bussola per capire dove va la regione. La pubblichiamo ogni due settimane. Se lo  apprezzate, invitate altre persone a fruirne!

Il secondo è la newsletter 
Magda, che inviamo per email agli iscritti ogni due settimane. Ci trovate consigli di lettura, notizie sfuggite al Václav, foto d'epoca e nostri interventi in giro.

Infine, scriviamo i longform. Articoli molto lunghi, da leggere tutti d'un fiato, su cultura, storia, politica e società dei Paesi dell'Europa Centrale. Non inseguiamo l'attualità, cerchiamo piuttosto di promuovere un giornalismo lento e attento. Ecco l'archivio della sezione.


Centrum Report