Václav #30
5-22 aprile 2020
Pandemia e post-pandemia. Nei quattro Paesi dell'Europa Centrale si fanno i conti con l'impatto del coronavirus in termini di contagi e vittime (comunque inferiori all'Europa occidentale), come di rimbalzi negativi sull'economia. Al tempo stesso, però, si guarda alla fase 2. Prendono forma i piani per sbloccare il lockdown. Praga pare essere la capitale più attrezzata in questo senso, o almeno quella dove la riapertura sembra poter funzionare meglio. Segue Bratislava. Budapest è più lenta.
In Polonia, dove il picco della pandemia deve ancora arrivare, continua a tenere banco la questione delle presidenziali del 10 maggio. Diritto e Giustizia (PiS), il partito al potere, vuole tenerle a ogni costo. L'ipotesi più accreditata è che si voti per posta. Il capo dello stato uscente, Andrzej Duda, in quota PiS, è il favorito. In un sistema semi-presidenziale quale è quello polacco, la presidenza può esercitare un veto "duro". Avere un presidente "organico" può essere un vantaggio per l'esecutivo. Pandemia e giochi di potere vanno anche in Ungheria. Viktor Orbán, come noto, governa per decreto. Dal parlamento Ue è arrivata una dura critica.
Il coronavirus è un tema inevitabile, in questo angolo di Europa come nel resto del mondo, ma continuiamo a dare notizie che non riguardino solo questo aspetto. Tra queste, il rifacimento di Piazza San Venceslao a Praga, una riflessione sul poeta ungherese Attila József e gli sviluppi del caso relativo all'omicidio di Ján Kuciak in Slovacchia.
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